Ragusa. Studentessa autistica abbandona gli studi. Lettera dei genitori. Riceviamo e pubblichiamo

Una ragazza di 18 anni, affetta sin dalla nascita da sindrome autistica, che ha frequentato sino a qualche settimana fa l’ultimo anno del corso di studi del Liceo Classico Umberto I° di Ragusa, decide di abbandonare. Perchè? Lettera di due genitori delusi. Eccone i contenuti integrali.

L’articolo 3 della Costituzione Italiana testualmente recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ma è davvero così che stanno le cose? Anche in una piccola città di provincia come Ragusa accadono, purtroppo, episodi che inducono ad una riflessione su quelli che sono i reali diritti dei cittadini, a qualunque condizione sociale essi appartengano. Il fatto increscioso si è verificato in un “rinomato” liceo della città: una ragazza con gravi problemi di comunicazione è stata costretta ad interrompere il suo brillante percorso scolastico, giunta a metà dell’ultimo anno, a causa della metodologia didattica posta in essere dall’insegnante di sostegno, la quale si è espressamente rifiutata di continuare ad applicare una tecnica particolare, che permette all’alunna di aumentare le sue capacità comunicative. Nostra figlia, sin dal suo ingresso nel mondo scolastico, ha sempre fatto uso della “comunicazione facilitata”, metodologia sperimentata in Australia e diffusa in tutto il mondo, che permette a soggetti non in grado di comunicare verbalmente, di potersi esprimere con l’uso di una tastiera. Pertanto, tutte le insegnanti di sostegno che le sono state assegnate (quantificate in ben sei persone diverse) hanno, con notevole successo, adottato questa tecnica, che ha consentito di verificare l’apprendimento scolastico della ragazza e riscontrare i risultati conseguiti. Ripetiamo, tutte tranne l’ultima docente di sostegno. Tutto ciò risulta dalle schede di valutazione (una volta chiamate semplicemente pagelle scolastiche), redatte dal corpo docente dalla prima elementare al quarto anno di scuola superiore e anche nel corrente anno scolastico (I° quadrimestre). L’insegnante di sostegno, infatti, ha ritenuto opportuno non adottare la “comunicazione facilitata”, ma di intraprendere un sistema di scrittura manuale per la valutazione dell’apprendimento che, in un soggetto affetto da autismo, è impensabile che avvenga in maniera spontanea, in quanto tale metodo di scrittura può essere applicato solo sotto forma di dettatura. La prova è data dal fatto che le ultime verifiche di apprendimento si sono rilevate deficitarie di contenuto e prive di autenticità. Malgrado i nostri ripetuti inviti a non continuare nella strada da lei intrapresa, la docente ha continuato, imperterrita, il suo percorso programmatico che, sicuramente per altri soggetti in difficoltà ha avuto dei risultati positivi, ma che nel nostro caso si è rivelato non idoneo, se non addirittura compromettente per la futura ammissione agli esami di stato di nostra figlia e per lo svolgimento degli stessi. C’è da chiedersi per quale motivo questa persona, nell’ultimo anno di vita scolastica di nostra figlia, ha cambiato una metodologia didattica che si era rivelata efficace, in quanto le aveva permesso di esternare ciò che aveva appreso sui banchi di scuola. Purtroppo, è accaduto che, malgrado i ripetuti inviti formulati ai docenti di classe, l’insegnante di sostegno ha fatto svolgere le prove con le metodologie a lei conosciute, senza tenere in alcun conto della tecnica comunicativa appresa ed utilizzata da nostra figlia per ben 12 anni e mezzo di vita scolastica. Inoltre, la docente ha delegato uno di noi genitori, ad utilizzare la c.f. per lo svolgimento dei compiti e delle verifiche in classe. Infatti, le prove effettuate quest’anno con l’adozione della c.f. hanno evidenziato un notevole spessore di contenuti, con rendimenti molto alti, mentre quelle sostenute con altri metodi hanno fatto risaltare una totale mancanza di apprendimento e un’esposizione confusionaria dei concetti. A questo punto, abbiamo ritenuto opportuno, con l’espresso consenso di nostra figlia, farle interrompere gli studi, allo scopo di non farle subire ulteriori umiliazioni, dovute a valutazioni insoddisfacenti, che non si addicono ad una ragazza che ha grandi capacità intellettive, ma che è deficitaria sotto il profilo comunicativo. Profonda è la nostra amarezza e sicuramente lo è ancora di più quella di nostra figlia, per non essere riuscita a realizzare il suo sogno, che era quello di nutrirsi di studi umanistici, desiderio da lei espresso sin dall’età di 11 anni e che è stato così bruscamente interrotto, rendendo vani gli enormi sacrifici sia della ragazza che di tutta la famiglia, con profonde ripercussioni psicologiche difficili da ripianare. Questa lettera non vuole essere un attacco di natura personale, ma l’ostinazione della docente in questione a non voler continuare la via maestra tracciata in tanti anni di scuola, con il sostegno di validissime docenti, purtroppo ha negato a nostra figlia il raggiungimento di un obiettivo che per altri è stato e sarà possibile realizzare. Vogliamo, in questa sede, rispondere a tutti coloro che, negli anni passati e in più occasioni, ci hanno ribadito la loro opinione che il rendimento scolastico per nostra figlia doveva essere per noi genitori l’ultimo pensiero, in quanto nella vita vi sono altre priorità. Noi non vogliamo di certo impartire lezioni di catechismo, ma va ricordato che i discorsi troppo aridi e superficiali servono solo a ferire chi è già provato dalla vita; bisognerebbe, invece, formulare pensieri più costruttivi, e occuparsi maggiormente del proprio prossimo, che include anche i meno fortunati, i deboli e gli indifesi.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa