Pronto Soccorso di Modica. Un incubo per gli utenti e per gli operatori sanitari

Venti persone in sala d’aspetto, attendendo l’agognata chiamata per essere curati, tre ambulanze che arrivavano contemporaneamente. Era questa la sconsolante situazione che ieri mattina di presentava intorno alle 10 al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore dove medici, infermieri e personale sanitario correvano da una parte all’altra della struttura diretta dal dottore Carmelo Scarso, per velocizzare lo stato delle cose. La situazione nel nosocomio di Via Aldo Moro va ogni giorno di più precipitando. C’è carenza di locali, nel caso del Pronto Soccorso, e di personale nel complesso. Ieri, ad esempio, nell’Unità Operativa di Chirurgia ci si è trovati senza infermieri. Il direttore sanitario è stato costretto a “dirottare” il personale di altro reparto in Chirurgia, come dire “facciamo il possibile per le disponibilità che ci sono”. E’ stato, intanto, approvato il progetto esecutivo per i lavori di ristrutturazione e adeguamento del Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Modica. E’ un passo importante affinchè si possa arrivare ad agire giornalmente in locali adeguati, confortevoli sia per il personale medico che per l’utenza, dove il “triage” potrà essere realmente tale. E’ chiaro che tutto ciò dovrà anche avere il conforto di personale adeguato. La vicenda dell’intasamento dei Pronto Soccorso, infatti, si sta incancrenendo. Si cercano soluzioni ma quelli già in servizio, nel caso gli infermieri, sono stressati e in cerca di spiragli per farsi trasferire altrove. L’ipotesi potrebbe essere quella dell’istituzione del dell’infermiere di famiglia come ha più volte suggerito il Nursind, sindacato di categoria. “L’elevato numero di codici bianchi (quelli meno gravi) è la misura – dice il Nursind – che il servizio offerto dai medici di medicina generale non è efficiente, il cittadino preferisce aspettare ore al pronto soccorso pur di ricevere una prestazione che non trova altrove. Il fenomeno dei “rientri” (persone che si scompensano e rientrano più volte nella struttura ospedaliera) è il segnale che dopo la dimissione non vengono seguiti adeguatamente.” I tagli alle strutture ospedaliere, ai posti letto, al personale dipendente pubblico imporrebbero di rivedere la convenzione con i medici di medicina generale. Una convenzione che è un “tassametro” per il servizio sanitario nazionale che si trova spesso a pagare due volte lo stesso servizio”.

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