DAL MIO DIARIO AMBULATORIALE: UNA SETTIMANA TIPO. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Potrei raccontare e descrivere numerosi episodi della mia attività ambulatoriale, e per far capire quanta varietà di situazioni mi si presentono settimanalmente, provo, con estrema semplicità, a riportare qualche “ incontro” , che in una settimana qualsiasi, faccio.
LUNEDI
Sono stato in ospedale a visitare una anziana paziente che seguo a casa da parecchi anni. E’ demente, allettata, ricoverata per una polmonite. Ho cercato la collega che la segue, dopo un po’ di attesa, mi sono deciso a “disturbarla”, mentre era nella stanza di altri pazienti; non ha nascosto il disappunto, mi sono permesso di interromperla mentre faceva il “giro” e mi sono permesso di chiedere informazioni sulla situazione clinica e sulla terapia che la mia paziente stava seguendo. La collega ha perso cinque minuti per mostrarmi le radiografie e la cartella. Tornato nella stanza della mia paziente, ho parlato con la figlia e il genero della signora, ho illustrato la situazione, ho spiegato loro la terapia in atto e i rischi che la signora stava correndo. Fino ad allora non erano riusciti ad avere informazioni adeguate e ogni volta che provavano a chiedere, veniva loro risposto con linguaggio tecnico e succinto. “Sono commossa” per la sua presenza qui, mi ha detto la figlia. E’ triste notare che una persona si possa addirittura commuovere, perché un medico ha fornito le dovute informazioni; un diritto trasformato in elargizione. Il “sono commossa” delle figlia era l’altra faccia del non verbale “sono scocciata” della collega. Non dovrebbe esserci né commozione né scocciatura in un Paese normale
MARTEDI
Si presenta in ambulatorio un paziente che richiedeva la prescrizione di un antidepressivo. Il suo sguardo era cattivo,l’atteggiamento diffidente e di difesa. “Assumi psicofarmaci da parecchio tempo, non hai eseguito gli accertamenti che ti ho richiesto mesi fa, non ti fai vedere, non so come stai. Come posso curarti e prescriverti delle medicine se non conosco il tuo stato di salute?” “Sto bene, non sono matto! Quelli che mi seguono continuamente esistono sul serio, non me li sono inventati; non posso dirlo, perché non mi credono, ho due bambine, ho paura che me li portano via, cosa vogliono da me? Perché mi seguono giorno e notte”? L’atteggiamento aggressivo si era trasformato in una richiesta di aiuto e le parole sono state interrotte da un pianto a dirotto. Era un quadro psicotico scompensato con delirio di persecuzione.
“ Non ti preoccupare, fidati di me, ti proteggo io, ma aiutami ad aiutarti; intanto recati in psichiatria per una consulenza.” Faccio entrare la moglie, che aspettava in sala d’attesa; era una giovane donna, vestita alla moda, sguardo incredulo e quasi inquisitorio “ Ma come fa lei a dire che mio marito non sta bene?!” Come dire “ Ma come si permette!”
MERCOLEDI
Sono stato a constatare il decesso di un mio paziente novantaseienne. Allettato da tempo,demente, non si nutriva e non beveva da parecchi giorni. La stanza con poca luce era invasa da un odore acre, un insieme di stantio e marcio; il cadavere stava nel letto metallico con le spondine laterali ancora alzate, come se potesse ancora muoversi e cadere. Il nipote, in bermuda e infradito, mi ha accompagnato dal nonno. Tornato allo studio, sono stato raggiunto dall’addetto delle pompe funebri, poco più che ventenne, jeans slavati, maglietta colorata, orecchino e una strana capigliatura. Con lo stesso comportamento di un impiegato svogliato mi ha passato i moduli di rito da compilare, intanto parlava con il nipote del defunto, sempre in bermuda e infradito. Non so se qualcuno si ricordi ancora l’etimologia di “onoranze funebri”, ho l’impressione che in questo nostro decaduto Paese si sia perso il significato dei passaggi importanti dell’esistenza. La perdita della forma è sicuramente perdita di sostanza.
GIOVEDI
Ho dato ai miei pazienti il mio numero di cellulare, affinchè mi possono trovare anche fuori dell’orario di ambulatorio. Ho spiegato e scritto che il numero in questione è riservato alle urgenze e che non deve essere utilizzato al di fuori di questa evenienza. Ovviamente , ancora una volta , la mia era solo un’illusione. Mi chiamano a tutte le ore per le cose più banali e in ogni caso non si fanno più scrupoli a chiamarmi, considerato che il servizio è ormai diventato un loro diritto ed essendo gratuito, naturalmente, va sfruttato al massimo. Appena acceso il cellulare, stamane, ho trovato un messaggio: “ Dottore, mia sorella sta tanto male, ha tossito tutta la notte, ha febbre, non respira, avrà sicuramente una polmonite, venga a vederla a casa.” Mi sono recato a domicilio, la signora non aveva tosse, respirava bene, non aveva febbre e l’esame obiettivo era negativo. Me ne sono andato senza che nessuno mi dicesse almeno grazie. La sera stessa , la stessa persona mi scrive un altro messaggio: “ Chiedo: l’avocado va bene per la mia dieta, ha controindicazioni anche se ne consumo in abbondanza? Grazie”.
VENERDI
Si presenta in ambulatorio un senegalese, quarantenne, lavora al mercato.“ Dottore, ho mal di schiena, caricare e scaricare gabbiette è pesante e io ormai sono vecchio”. Hai una banale contrattura muscolare, niente di importante e poi non sei vecchio”. “Voi non siete vecchi a quaranta anni, ma noi, che veniamo dal Senegal, a quaranta anni siamo vecchissimi”.
SABATO
Sono stato “invitato” ad un nuovo corso di formazione obbligatoria per medici di medicina generale organizzato dall’ASL, della durata di un sabato. Da anni siamo sottoposti periodicamente a questo rito di fine settimana. Tutti gli incontri sono finalizzati o al controllo della spesa o ad argomenti amministrativi o a temi di organizzazione aziendale. Non riporto il titolo del corso, ma vi posso confermare ancora una volta che anche questa volta l’obiettivo è tutt’altro che medico.

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