Parlavano in dialetto i rapinatori della villetta di Pozzallo. Indagini dei carabinieri

Parlavano in dialetto i malviventi che nella notte tra venerdì e sabato hanno portato a termine una rapina in stile “arancia meccanica” all’interno della villetta di Contrada Raganzino. I carabinieri stanno cercando di ricostruire la dinamica del grave episodio che ha scosso Pozzallo. Il bottino è di circa centomila euro, quasi interamente costituito di oggetti preziosi. Secondo quanto raccontano le vittime, una coppia di anziani, la suocera e il figlio trentenne, in tarda serata era andata via l’energia elettrica dalla casa. Il trentenne, a questo punto, è uscito all’esterno per verificare se si fosse staccato il contatore, ma nel giardino è stato assalito repentinamente dai malviventi, pare fossero quattro, che si erano introdotti nella proprietà privata, scavalcando la recinzione, che lo hanno selvaggiamente picchiato. Poi, avendo la vittima lasciato il portoncino aperto, sono entrati dentro dove hanno intimato ai tre anziani presenti di stare calmi per non avere lo stesso trattamento del loro congiunto. Con la minaccia si sono fatti indicare dal proprietario, un marittimo in pensione, dov’era collocata la cassaforte, poi lo hanno costretto ad aprirla. A questo punto hanno arraffato tutto ciò che in essa era contenuto, un migliaio di euro in contante e tanti oggetti in oro e monili di considerevole valore visto che il bottino complessivo si fa ammontare a quasi centomila euro. Solo dopo che i delinquenti se ne sono andati, è stato lanciato l’allarme ai carabinieri della vicina stazione. I militari si sono portati sul posto dove hanno raccolto elementi necessari alle indagini. Istituiti posti di blocco ma dei delinquenti nemmeno l’ombra. La villetta si trova praticamente attaccata al Porto di Pozzallo, per cui non è improbabile che possa esserci in zona qualche telecamera privata che possa essere utile per avere immagini utili all’inchiesta. Il giovane malmenato è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore da dove, successivamente, è stato dimesso con una prognosi di venti giorni.

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