Ragusa, messaggio chiaro durante la giornata di studio promossa da For.Comm.

Oltre alle persone fisiche anche le persone giuridiche possono commettere reati e risponderne. Volendo utilizzare una metafora, non vanno più in galera solo le persone fisiche ma anche le persone giuridiche. Il modo per evitarla? E’ semplice. Basta organizzarsi bene per scongiurare l’applicazione di sanzioni pesantissime. E’ il cristallino messaggio lanciato ieri pomeriggio nel corso della giornata di studio promossa da For.Comm., l’Associazione formazione commercialisti, e tenutasi nella sede di Ragusa dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Dopo l’introduzione ai lavori del presidente For.Comm., Angelo Firrito, è stato Danilo Cilia, avvocato penalista a Milano, ad illustrare quali gli enti interessati dal decreto legislativo 231/2001. “Tutti gli enti su base collettiva – ha spiegato – siano o meno dotati di personalità giuridica, quindi associazioni riconosciute, non riconosciute, società, cooperative, eccezion fatta per per gli enti pubblici non economici che sono gli enti locali territoriali in quanto hanno un rilievo costituzionale”. Una normativa, dunque, in costante evoluzione, sia perché il catalogo dei reati che dà luogo alla responsabilità delle società si va ampliando sempre di più sino a ricomprendere reati come il riciclaggio o a sfondo ambientale, sia perché la giurisprudenza tende ad ampliare ancora di più il novero dei soggetti interessati all’applicazione della norma, quindi non più soltanto società commerciali ma anche enti no profit, associazioni e società sportive, così come studi professionali. “Un ambito applicativo a tutto tondo – ha sostenuto Annalisa De Vivo, ricercatrice dell’area giuridica dell’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili – che rende questa materia di cruciale importanza. Parliamo, insomma, della necessità, per gli enti, di dotarsi di modelli organizzativi che possono risultare fondamentali anche se per le imprese significano un costo e non sempre se ne riconosce la reale utilità in un momento di crisi come quello attuale”. L’efficacia del modello, infatti, viene misurata soltanto se l’impresa è indagata per il reato. “Ecco perché è indispensabile adottare – aggiunge De Vivo – tutta una serie di procedure, regolamentare le attività a rischio all’interno dell’azienda, creando dei veri e propri processi tali da sapere chi fa cosa e individuare quali i centri di responsabilità. In caso di commissione del reato, è possibile garantire all’impresa l’“immunità” atteso che è possibile stabilire, sempre che il modello sia ritenuto idoneo dal giudice, se lo stesso è stato adottato in modo efficace all’interno dell’azienda”. Per Davide Ferrara, amministratore unico Ispeme Servizi, “c’è scarsa informazione sulla materia. In ogni caso – ha aggiunto – i modelli organizzativi, anche sulla scia delle dichiarazioni di intenzioni che il Governo sta facendo in tema di trasparenza e integrità delle organizzazioni, stanno diventando un tema da cavalcare che anche la magistratura sta promuovendo. Quindi, per quanto ci riguarda, ci occupiamo di proporre e di attuare dei modelli che creino delle barriere per le aziende, modelli che se adottati, rispetto alla commissione di reati, comportano soltanto le responsabilità individuali. In Sicilia ma in buona parte del Meridione, però, abbiamo delle problematiche specifiche sulla trasparenza e sulla tracciabilità dei percorsi di rispetto della normativa”. Ultimo intervento quello di Ezio Murra, management Systems and Ict security department, che ha illustrato le caratteristiche di un servizio di attestazione relativo al modello organizzativo 231. “L’Imq – ha detto – che è un ente di terza parte riconosciuto nel mercato come ente di certificazione sia in termini di prodotto che di sistemi di gestione, ha voluto creare per le aziende piccole e medie un sistema di attestazione volto a garantire una specifica metodologia per l’impresa perché diventi uno strumento utile in grado di dare valore aggiunto anche al modello stesso oltre che seguire la logica degli schemi di gestione quali la qualità, l’ambiente e la sicurezza”.

nella foto Angelo Firrito, Annalisa De Vivo, Davide Ferrara, Danilo Cilia, Ezio Murra

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