Allergie e intolleranze alimentari. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Chiariamo, innanzitutto, che le allergie alimentari si distinguono dalle intolleranze dal fatto che le prime generalmente producono sintomi specifici, come gonfiore alle labbra, alla lingua, e, solitamente, tali avvisaglie si sviluppano non molto lontano dai pasti (generalmente pochi minuti), invece, nel caso dell’intolleranza alimentare, i segnali sono più generali, come la cattiva digestione o il meteorismo, e si manifestano anche diverse ore dopo aver consumato un alimento.
La reazione allergica si può scatenare, quindi, anche con una piccola quantità di cibo, e la nostra vita può essere messa in pericolo, mentre è necessario mangiare di solito una corposa dose di un determinato alimento per far scattare una intolleranza.
In generale, a livello medico, il problema allergia è determinato da un anomala risposta immunologica ad un tipo di alimento o ad un preciso componente di esso e, spesso, l’allergene è individuato in una proteina, mentre l’intolleranza molte volte è causata dalla insufficienza di una proteina o addirittura dalla sua assenza, coinvolgendo il metabolismo.
Negli ultimi tempi le allergie alimentari sono aumentate di gran lunga, ma non solo sono molte volte sottostimate, ma, di frequente queste vengono confuse con le intolleranze alimentari che, come già accennato, non implicano una reazione immunitaria; tale distorsione del concetto di ‘malattia’ è causato probabilmente anche da una cattiva informazione.
In verità, qualsiasi alimento potrebbe provocare un’allergia, ma i maggiori cibi incriminati, tra gli altri, sono: latte,uova, noccioline (arachidi),noci del Brasile,
nocciole,mandorle, pesce e/o crostacei (compresi granchio e gamberetti), soia e grano. Anche un certo numero di cereali sono stati segnalati come alimenti potenzialmente rischiosi come grano, segale, orzo, avena, granturco e riso.
Gli strumenti più comuni per poter fare una diagnosi, vale a dire le indagini che permettono di determinare il problema sono le prove cutanee (Prick test) ed esami di laboratorio (ad esempio, il Rast Test, il  Prist, che calcola le IgE totali ma non include informazioni sulla ragione dell’allergia, l’Atopy Patch Test che consiste nell’applicare gli allergeni sulla cute per ventiquattro ore, i Test di Provocazione Orale e altri metodi diagnostici).
E’ molto importante anche che i produttori dichiarino in etichetta tutte le sostanze presenti nei prodotti, potenzialmente allergeniche, che possono mettere maggiormente a rischio la salute pubblica.
Ma questo non toglie il fatto che, in alcuni alimenti, possano essere presenti degli allergeni cosiddetti ‘nascosti’, ovvero quelle sostanze aggiunte durante la produzione affinché la realizzazione del prodotto finito sia integra.
Infine, purtroppo, non esiste attualmente alcuna cura per le allergie alimentari. Se, ad esempio, l’allergia riguarda solo uno o due cibi, generalmente si segue una dieta mirata, eliminando radicalmente l’alimento. Nel caso, invece, di allergie multiple si seguono le cosiddette diete a rotazione, sempre secondo il parere medico.
Per quel che riguarda le tipologie di farmaci, in commercio ne esistono alcuni per alleviare i sintomi: questi sono tra i più vari e lo specialista li prescrive in  base alla gravità del problema. Nei casi di gravi reazioni allergiche (shock anafilattico), invece, è necessario il trattamento con l’adrenalina, che può salvare la vita se somministrata in tempi brevi.
Per quanto riguarda, invece, le intolleranze alimentari, i sintomi più frequenti sono cefalee, disturbi intestinali (gonfiori, stipsi o diarrea, colite, meteorismi, ecc.), dolori premestruali, disturbi dell’umore (depressione, irritabilità), dolori articolari, mal di gola o bronchiti ricorrenti e molti altri.
Il sospetto va posto quando un disturbo, anziché comparire in modo passeggero o saltuario, inizia a presentarsi sempre più frequentemente fino ad interferire con la vita “normale” della persona.
A questo punto la ricerca di eventuali intolleranze alimentari può essere una delle strade da percorrere per affrontare una problematica.
Possibili intolleranze alimentari vanno quindi prese in considerazione quando, dopo aver corretto la dieta, i problemi persistono, e prima di intraprendere terapie farmacologiche, che presentano sempre effetti collaterali a breve o lungo temine.
Dalle intolleranze alimentari si guarisce, seguendo però diete ad eliminazione. I programmi alimentari devono essere concordati e seguiti da un esperto per poter valutare le modalità più corrette e quelle che meglio si adeguano anche alle problematiche individuali.
Eliminazioni parziali o per tempi troppo brevi di un alimento non portano risultati soddisfacenti, solo tanta inutile fatica e scoraggiamento!

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