Devozione ed entusiasmo ieri sera al Duomo di Ibla per la traslazione del simulacro di San Giorgio. Un culto speciale che si perde nella notte dei tempi

Devozione ed entusiasmo. Sono stati i sentimenti dominanti che hanno caratterizzato, ieri sera, una delle cerimonie religiose più attese a Ragusa. La traslazione del simulacro di San Giorgio martire dalla cappella in cui viene ospitato tutto l’anno sino al transetto del Duomo, accanto all’altare. Subito dopo la traslazione, si è proceduto a sistemare la lancia che colpisce il drago e le staffe del santo cavaliere. Qualche minuto prima, stesso protocollo di traslazione era stato eseguito, perpetuando un rito antichissimo, per l’Arca santa, utilizzando un sistema di argani molto ingegnoso ed efficiente. La chiesa madre era gremita di fedeli che, dopo la santa messa presieduta dal parroco, don Pietro Floridia, si sono stretti attorno al glorioso patrono di Ragusa, dimostrando un immutato affetto, destinato a rinnovarsi da qui sino ai giorni in cui si terrà la festa esterna, quest’anno prevista per l’1, il 2 e 3 giugno. Al suono della marcia di San Giorgio, il simulacro, portato a spalla dai portatori, ha dato vita alla caratteristica ballata. La statua si muoveva come in una danza che affonda le radici simboliche nella notte dei tempi. Più volte, inoltre, il simulacro è stato fatto affacciare sulla soglia del sagrato, un altro gesto simbolico, con il santo cavaliere che ha voluto rendere omaggio, in un saluto che si ripete ogni anno durante questo periodo, alla città e alla comunità dei fedeli. Anche l’Arca santa era stata posizionata dai portatori nel transetto accanto all’altare. Con la cerimonia di ieri, hanno preso il via in forma ufficiale i festeggiamenti in onore del santo che, anche stavolta, come nei quattro anni precedenti, vedranno impegnati in prima linea i componenti dell’associazione “San Giorgio martire” i quali forniscono piena collaborazione al parroco per la riuscita di tutte le iniziative in fase di programmazione.
Lo studioso di storia Gianni Giannone, componente dell’associazione San Giorgio martire, ricorda come il culto di San Giorgio, nella città di Ragusa, si perda nei tempi. “E’ nato in Sicilia – spiega – assai prima che i normanni lo scegliessero come loro protettore e ne promuovessero la devozione dotandone splendidamente gli altari. Risulta, peraltro, che il nome Giorgio era imposto nel battesimi da epoca remota. Perfino negli elenchi dei vescovi di Siracusa, il 39esimo nella successione nell’anno 660, risulta essere un vescovo di nome Giorgio. Eugenio Sortino Trono parla di una prima chiesa di San Giorgio a Ragusa, antecedente alla seconda crollata col terremoto del 1693. Di questa prima chiesa riferisce un atto del 16 agosto 1514, rogato dal notaro Lorenzo De Vitale, in cui si parla di una casa posta nel quartiere di San Giorgio Lo Vecchio. Dal contesto dell’atto stesso si comprende che essa si trovava proprio dietro l’attuale chiesa madre, nei pressi del castello, nelle vicinanze dell’allora chiesa di San Nicola. Quindi la prima chiesa di San Giorgio, stando sempre alle notizie riferite dal Sortino Trono, dovette sorgere prima della venuta dei Normanni, cioè nel periodo greco-bizantino visto che sotto gli arabi non è supponibile si innalzassero nuove chiese”.

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