Morirono due operai ragusani. Strage di Mineo: le richieste della pubblica accusa

Per la strage di Mineo, dove morirono sei lavoratori(due ragusani) impegnati nel depuratore comunale, sono arrivate le richieste di condanna dell’accusa, rappresentata dal Pm Sabrina Gambino. Ecco le richieste avanzate dalla Procura della Repubblica di Caltagirone: otto mesi per il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, tre anni e sei mesi più sei mesi per altri capi d’imputazione, in totale quattro anni per l’assessore con delega ai lavori pubblici, Giuseppe Mirata; quattro anni per alcuni capi d’imputazione più otto mesi per altri all’ architetto Marcello Zampino, responsabile ufficio tecnico del Comune; quattro anni di reclusione per l’addetto ai servizio del depuratore, geometra Antonino Catalano; tre anni per il responsabile del servizio di prevenzione, Giuseppe Virzì; sei anni di reclusione più la sanzione della confisca del mezzo per il titolare della omonima azienda di espurgo di Ragusa, Salvatore Carfì e sei anni per il capo cantiere della ditta Salvatore La Cognata. Per la “Carfi servizi ecologici” persona giuridica l’ammontare di mille quote (il corrispettivo economico di mille quote) della società più l’incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione.

Nell’incidente morirono i dipendenti comunali Salvatore Pulici, Giuseppe Palermo, Natale Sofia e Giuseppe Zaccaria e due operai della società Carfì, Salvatore Tumino e Giuseppe Smecca. Secondo l’accusa, la morte dei sei operai sarebbe stata causata dall’esalazioni tossiche formatesi nel pozzetto di ricircolo dei fanghi durante le fasi della sua pulizia, che, secondo una perizia disposta dalla Procura e eseguita da tre docenti universitari, sarebbero state prodotte dal versamento illecito nella vasca di idrocarburi dall’autobotte della ditta Carfì che si trovava a operare sul posto.

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