On. Incardona su Sanità e elezioni. Il metodo Russo e il consenso elettorale

La lista dell’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo, candidato al consiglio comunale di Palermo con “Palermo Avvenire”, ha svelato un lungo elenco di candidati medici e dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale, facendo gridare allo scandalo. La notizia rappresenta l’ennesima grave conferma dell’inquinamento del voto in Sicilia.
Su 50 candidati della lista dell’assessore Russo ben 20 erano suoi dipendenti, provenienti dal mondo della sanità a testimonianza ancora una volta del funzionamento del sistema messo in piedi dal governatore Raffaele Lombardo.
Il parlamentare di Grande Sud, Carmelo Incardona, lancia pesanti accuse all’assessore Russo:“E’ grave che un assessore tecnico come Massimo Russo, ricorra a simili strategie pur di raccattare voti. Ricordo che Russo è un magistrato in aspettativa, che come tale dovrebbe incarnare nel suo operato, i valori della legalità e della trasparenza. Invece, vediamo liste di candidati in attesa di stabilizzazione all’Asp o di medici in attesa di concorso. L’ipotesi di voto di scambio che vicende come questa fa presagire, dovrebbe indurre la magistratura ad un severo lavoro di verifica nelle liste elettorali dei consigli comunali non solo del palermitano, ma di tutta l’isola”.
Per Incardona, “è grottesco che chi, come Massimo Russo, parlava di mafia bianca, ovvero di un’occupazione quasi militare dei posti di sottogoverno e della sanità in particolare, oggi sia il principale protagonista di questo sistema. Non credo che la Sicilia e i siciliani possano trovare libertà ed emancipazione sociale ed economica, se i metodi per la ricerca del consenso elettorale rimangono quelli del ricatto mafioso, del voto di scambio”.
“In tutta la Sicilia le candidature di questo tipo – ha concluso – cioè di dipendenti di Asp, o di personale medico e sanitario in attesa di stabilizzazione in tutta l’isola, stando a quanto si legge sulla stampa, sarebbero almeno un centinaio. Questo vuol dire che l’assessore Massimo Russo è l’espressione di un modo di interpretare la politica e la raccolta del consenso che è sì legata al ricatto, ad un metodo che sa di mafia bianca. Russo dovrebbe dimettersi perché un magistrato, ancorchè in aspettativa, non può rendersi protagonista di pratiche illegali, moralmente deprecabili”.

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