Bimbo nato morto. In aula la madre accusa i tre medici dell’ospedale Maggiore di Modica

La parte offesa conferma le inadempienze dei medici dell’Ospedale Maggiore come già aveva fatto del resto, nella precedente udienza, il marito. La donna, la ventinovenne modicana I.C., ha risposto alle domande di accusa e difesa parlando di inadempienze da parte dei tre medici dell’Ospedale Maggiore(si tratta di un o caso di presunta interruzione colposa della gravidanza)dopo la lettura del tracciato visto che l’avrebbero rimandata a casa assicurando che non si presentavano rischi. A giudizio ci sono F.S., 47 anni, modicana, medico di turno nella divisione di Ostetrica del “Maggiore”, difesa dall’avvocato Rinaldo Occhipinti, E.A, 64 anni, modicano, e A.S., 53 anni, di Rosolini, difesi dagli avvocati Mario Caruso e Giovanni Giuca, medici responsabili della sala parto. La coppia modicana è costituita parte civile con gli avvocati Giovanni Favaccio e Bartolo Iacono. La giovane donna era alla quarantunesima settimana. Secondo l’accusa il medico di turno non avrebbe individuato la presenza del cordone nucale, omettendo, quindi, di diagnosticare tempestivamente la pericolosità del quadro clinico che si era venuto a determinare durante la gravidanza. La magistratura inquirente ha nominato un perito, Vincenzo Coco, che sarà sentito nella prossima udienza fissata al 21 giugno prossimo. Gli altri due imputati, sempre secondo l’accusa, non avrebbero rilevato la sofferenza ipossica fetale da stenosi serrata in assenza di segnali cardiaci alle 15,30 del 4 marzo 2009, attendendo, invece, il parto spontaneo. Un quarto d’ora dopo, la donna partorì il feto già morto. Col cesareo, secondo l’accusa, il bambino sarebbe nato vivo.

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