Dopo il caso Crias, un’altra beffa per le imprese vittoriesi. La Cna: “Bocciate le istanze per accedere a ingenti fondi perché senza timbro alcune pagine della documentazione”

Al danno di una moratoria Crias promessa ma mai partita si aggiunge la beffa. E’ quanto sottolinea la Cna di Vittoria in una nota. Ma andiamo per ordine. Il 28 dicembre 2009 veniva approvato con decreto del dirigente il bando di selezione, con procedura a graduatoria che puntava a “favorire i processi di sviluppo del settore produttivo artigianale sostenendo investimenti, finalizzati alla promozione e l’ampliamento delle attività e in particolare incoraggiando l’insediamento, la produzione in nuovi stabilimenti, al fine di creare una stabile occupazione ai lavoratori”. Il decreto veniva pubblicato nella Gurs n. 61 di giovedì 31 dicembre 2009. La documentazione per accedere ai contributi doveva essere inviata entro 90 giorni. “Naturalmente – spiegano il presidente della Cna di Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio – molti artigiani del nostro territorio, pur intravedendo l’avanzare della crisi, avevano comunque voglia d’investire. Infatti, in tanti si precipitarono a presentare la richiesta sostenendo anche una certa spesa. Dal 31 marzo 2010, data ultima di presentazione, su questa agevolazione è calato un silenzio che è durato più di due anni”. La graduatoria definitiva delle istanze ammesse è stata pubblicata nel sito della Regione Sicilia il 19 aprile scorso. Delle centinaia di domanda presentate dalle imprese artigiane siciliane, solo 106 sono state ritenute “iniziative agevolabili” ma di queste soltanto le prime 59 riceveranno i soldi. Per il resto, a quanto pare, non c’è copertura finanziaria. Molte istanze delle imprese della nostra zona sono state scartate per formalismi quali: “Le pagine del Modulo di domanda, con il relativo Allegato per la valutazione dell’iniziativa e quelle della scheda tecnica non riportano a cavallo di ciascuna copia di pagine cucite, il timbro dell’impresa proponente”. “Questa frase – aggiungono Santocono e Stracquadanio – crea un senso di umiliazione che prende alla gola, genera inquietudine a chi ha, o meglio aveva nel 2010, voglia di investire. Queste sono le parole di una classe dirigente che è ripiegata sul proprio grasso, incapace a comprendere le esigenze di chi vuole migliorare le condizioni proprie e del proprio territorio. Non sappiamo cosa debba ancora succedere perché i deputati regionali sollevino la testa e prendano atto che in Sicilia, nella nostra provincia, nel nostro territorio esiste un’emergenza economica e morale che va affrontata con gli strumenti della vera politica: buon senso e visione del futuro”.

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