L’epilessia. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Vi è mai successo di essere presenti o vicini ad una persona colpita da attacco epilettico? Sapete come comportarvi e soprattutto cosa fare? La principale preoccupazione è evitare che il paziente cada a terra, potrebbe battere la testa violentemente o farsi del male. Spesso, però, la crisi coglie all’improvviso e quando si interviene la persona è già caduta. Se il soggetto è a terra è bene sistemare un tessuto morbido (un cuscino o un giaccone) sotto la testa per evitare che sbatta sul pavimento. Limitarsi a sorvegliare il soggetto durante la crisi per evitare che involontariamente faccia del male a sé e agli altri.


E’ importante il non tentare di aprire la bocca per impedire il morso della lingua, il non tentare di inserire in bocca oggetti morbidi o rigidi, e non bloccare braccia e gambe. Una volta che le scosse sono terminate, è utile slacciare il colletto e ruotare la testa di lato in modo da favorire la fuoriuscita della saliva e permettere una respirazione regolare. Al termine della crisi lasciar riposare la persona sul fianco: di solito dopo una crisi il soggetto manifesta sonnolenza. La crisi dura generalmente meno di un minuto, ma quando la persona riprende conoscenza può essere confusa e non rendersi conto di cosa le è accaduto; quindi è meglio evitare che si formi un capannello di persone che può aumentare la confusione.
Ma che cos’è l’epilessia ? Essere sopraffatti, colti di sorpresa: è questo il significato di epilambanein, il termine greco dal quale deriva il termine epilessia. Ed in effetti un attacco epilettico coglie sempre di sorpresa, lasciando spesso impauriti e inermi chi si trova accanto al paziente. E’ una patologia neurologica che può colpire persone di ogni età, e visto la notevole frequenza, questa malattia è stata riconosciuta come malattia sociale, a causa del suo impatto sulla vita quotidiana di chi ne soffre. La caratteristica peculiare di questa malattia è la ricorrenza di crisi convulsive di cui è preda il paziente.
Le informazioni passano dal cervello ai nervi attraverso i neuroni (le cellule nervose) e costituiscono l’attività cerebrale; si tratta di un processo elettrochimico e le crisi epilettiche sono dovute ad anomalie di questo passaggio elettrico di informazioni. Le crisi possono essere generalizzati, se è tutto il cervello interessato, o parziali, se è colpito una parte del cervello. Nelle crisi generalizzati si ha il piccolo male, in cui i sintomi si presentano come uno sguardo nel vuoto, la perdita breve ed improvvisa di coscienza per alcuni secondi,l’apprendimento ridotto. Questi sono tipici durante l’infanzia e poi tendono a rarefarsi e talvolta a scomparire. Nelle crisi generalizzati del grande male si hanno le classiche contrazioni violente muscolari che scuotono tutto il corpo con perdita di coscienza, la mancanza di respirazione per alcuni secondi, l’incontinenza urinaria, eventuali morsi alla lingua e alle guance, una certa confusione e debolezza alla fine della crisi stessa. Varie sono le cause che possono provocare le crisi epilettiche: cause idiopatiche, genetiche, lesioni alla nascita, patologie metaboliche, traumi alla testa, malattie cardiologiche, degenerative ed infiammatorie.
L’epilessia è a tutti gli effetti una patologia cronica che dura tutta la vita; in alcuni casi, però, può verificarsi un miglioramento che può portare alla riduzione delle dosi o addirittura alla sospensione della terapia in atto. Un periodo di almeno 4 anni, caratterizzato da assenza di crisi epilettiche, può confermare la riduzione o la sospensione del farmaco.

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