Processo/bis sulla discarica di San Biagio a Scicli. Il Gup assolve dipendenti comunali e imprenditori

Vengono fuori senza condanna per la seconda volta gli imputati del processo/bis gli indagati per l’uso della discarica di San Biagio a Scicli che già lo scorso mese di ottobre sulla vicenda avevano incassato la prescrizione dal giudice unico del Tribunale di Modica, Antongiulio Maggiore. Il Gup, Lucia De Bernardin, ha utilizzato lo stesso metro del collega ed ha assolto tutti gli imputato perchè il fatto non sussiste. Nel precedente processo erano stati coinvolti per l’uso e la gestione dell’impianto cinque persone, tre dipendenti comunali di Scicli, Ignazio Civello, ex dirigente del Comune di Scicli oramai trasferitosi in altra sede, Guglielmo Spanò, capo sezione manutenzioni ed ecologia del Comune, e Antonio Bonincontro, responsabile del servizio manutenzione ed orologeria del Comune, e i legali rappresentanti della Icom, l’impresa che gestiva la discarica, che fu utilizzata oltre che da Scicli, anche dai comuni di Modica, Ispica e Pozzallo, e cioè Sergio Bramini e Roberto Scalone. A questi si sono poi aggiunti nella seconda inchiesta Giuseppe Carestia, ragioniere generale del Comune di Scicli, Salvatore Calvo, Adriano Santospagnuolo, capo Servizio tecnico, e Carmelo Arrabito, geometra progettista. Tutti sono stati difesi dagli avvocati Ignazio Galfo, Franco e Michele D’Urso, Luigi Piccione, Bartolo Iacono, Giuseppe Solarino e Carmelo Scarso. Tutti, ad eccezione di Scalone erano accusati di truffa in concorso per avere indotto in errore l’ente civico perchè avrebbero determinato in maniera superiore la tariffa dovuta dal Comune all’Icom riguardo la fornitura e la posa in opera del manto di impermealizzazione del sito. Bramini e Spanò, inoltre, rispondevano di inadempimento del contrattiodi pubblica fornitura. La Icom non avrebbe provveduto alla realizzazione del sistema di intercettazione e combustione del biogas. Altre accuse contestate agli imputati erano la violenza privata e l’avere trasgredito il cosiddetto “Decreto Ronchi”. Il pubblico ministero, Francesco Puleio, aveva chiesto l’assoluzione per tre capi d’imputazione e la prescrizione per uno. I fatti erano compresi nel periodo 2005-2007.

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