ULTIMA PUNTATA DI (AH)IPIROSO SU LA7 – in trasmissione il regista modicano Licitra e l’autore ragusano Schininà

Un pezzo della provincia di Ragusa sparisce (speriamo, e crediamo, non per molto!) dalla tv generalista. Il canale LA7 ospiterà questa notte l’ultima puntata di (ah)iPiroso, la trasmissione nata come supplemento satirico del talkshow mattutino Omnibus, condotta da Antonello Piroso con la partecipazione fissa della demenziale – ma sublime – accoppiata Adriano Panatta -Fulvio Abbate.
Piroso, giornalista che fu tra i pionieri dell’emittente televisiva del gruppo Telecom Italia, ha già congedato i suoi telespettatori via Twitter, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del programma. Si parlava, nell’incipit, della provincia di Ragusa, che in qualche modo ha dato un eccellente tributo, anzi ben due: il regista modicano Fabio Licitra e l’autore ragusano Carmelo Schininà. Ma veniamo al programma, che la sottoscritta ha scoperto in modo del tutto casuale.
Effettivamente il fato ebbe a faticare parecchio per far sì che il mio televisore si sintonizzasse sul settimo canale al momento giusto della notte: imprigionata nella fascia oraria degli insonni cronici, vittima di un beffardo palinsesto ballerino che ha permesso di iniziare talora alle 24 in punto, talvolta persino alle 2.30 del mattino, la trasmissione è, però, una gemma preziosa di inestimabile valore.
Per le tematiche affrontate? Per gli ospiti in studio? Per l’intelligenza del presentatore e le arguzie e le facezie degli opinionisti? Si, anche per tutto questo; ma la vera peculiarità del programma è il suo filo conduttore, il trait d’union che ogni sera ha fatto sì che (ah)iPiroso fosse innegabilmente (ah)iPiroso e non somigliasse a null’altro: il ‘cazzeggio’, intelligente e senza censure.
Cinquantacinque minuti di riflessioni serie e semiserie inframmezzate da contributi video e momenti di anarchia televisiva allo stato puro, con annessa e contagiosissima crisi di ‘ridarola’ in studio, ricorrenti e catartiche sfuriate del presentatore, inquadrature del dietro-le-quinte, con la squadra dei “debosciati” – gli autori, nella definizione di Piroso – in primo piano e la spassosissima sottolineatura di ogni frase di senso compiuto pronunciata ad opera della ‘jingle machine’, ricettacolo infernale di locuzioni, esclamazioni e parole rubate ai politici, ai comici, ai telegiornali.
Insomma, tutto quanto non avrebbe trovato posto nella tv del varietà precotto o della fiction dolcificata sarebbe finito lì, nel contenitore del politicamente scorretto e dell’improvvisazione. Cose, queste, sempre più difficili da reperire in tv. E perciò più rare e pregevoli.
In questo luogo meta televisivo è avvenuta la creazione di un esclusivo codice interno, che ha fatto sì che nascesse un rapporto di reciproca specialità fra la trasmissione ed i telespettatori – élite di infaticabili adepti, unici decodificatori del linguaggio del programma – favorito anche dall’interazione reale e spontanea su Twitter.
È un piccolo esperimento riuscito, cassato per logiche estranee al reale gradimento della trasmissione che, a nostro avviso, aveva ancora molto da dire. In questo clima stravagante e un po’ naif, si è riusciti ad apprendere un metodo di pensiero libero, si è riso di cuore, si sono dimenticati gli affanni della lunga giornata; abbiamo ascoltato la voce senza più l’accento modicano centellinare, dalla regia, divertite incursioni in onda, ed apprezzato quell’autore geniale e dissacrante, nato nel capoluogo della ‘provincia babba’ e ritrovatosi a fare il paroliere, il musicista ed il giornalista nella Capitale. A mezzanotte il gran finale, assolutamente da non perdere.

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