Diffama un poliziotto sciclitano col libro “Intrigo e morte negli iblei”. Palermo, condannato lo scrittore pozzallese Ruta

Diffamò un ispettore della polizia di Stato. Lo scrittore Carlo Ruta è stato condannato dalla Prima Sezione Penale del Tribunale di Palermo per diffamazione a mezzo stampa. Attraverso la pubblicazione del libro “Intrigo e morte negli Iblei – Il caso Carbone” aveva offeso la reputazione dell’Ispettore Superiore di Polizia, Giuseppe Bracchini, che si era costituito parte civile per il tramite dell’avvocato Giuseppe Pellegrino. Nel libro, prendendo spunto dalla morte-suicida dell’imprenditore sciclitano Umberto Carbone, avvenuta il 20 aprile del 2003, Ruta, dopo aver descritto Carbone come “boss atipico” che organizzava il gioco d’azzardo, come soggetto in contatto con il patriarca della ‘ndrangheta Peppino Tripodi, come “cugino” di Pietro Ruggieri, killer affiliato alla “Stidda”, come soggetto avente contatti con il clan Trigila-Pinnintula, “al quale appalta la riscossione di crediti ad usura per quasi mezzo miliardo, con l’impegno di dividere in parti uguali le somme ricavate”, indicava l’Ispettore Bracchini per ben 22 volte come “compare” del Carbone, che, “al fine di evitare la condanna a morte di questi decisa dal clan Trigila-Pinnintula” a causa di spettanze non pagate, “giunge a richiedere una mediazione ai Ferro di Butera, recandosi al carcere di Licata, dove un esponente di tale famiglia condivide la cella con un boss dei Pinnintula”. Nel procedimento penale, nel corso del quale, venne documentalmente provato che il Carcere di Licata era stato già soppresso nel 1992, il Ruta originario di Modica ma residente a Pozzallo, era imputato anche di diffamazione in danno di due funzionari di banca, la cui reputazione era stata offesa, oltre che mediante pubblicazione del libro già indicato, anche mediante la pubblicazione del libro “Segreti di Banca”. Il Tribunale di Palermo ha condannato Carlo Ruta a un anno e due mesi di reclusione e 150 euro di multa, e al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, a ciascuna delle quali ha liquidato una provvisionale di tremila euro. “La sentenza – sottolinea l’avvocato Pellegrino del Foro di Modica – sebbene emessa dopo otto anni e mezzo dai fatti, ha finalmente riparato l’offesa alla reputazione patita dall’allora Ispettore Superiore della Polizia di Stato Giuseppe Bracchini, nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con provvedimento del Presidente Napolitano del 2 Giugno 2008”.

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