L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… DI DIRETTORE. MODICA. LE BANCARELLE DELLA DISCORDIA, LA FESTA DI “UN GIORNO QUALUNQUE” E LE CONTESTAZIONI ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Nella politica e nella gestione amministrativa c’è una regola che vale per tutti gli schieramenti: o si fa sintesi delle esigenze della maggioranza dei cittadini (di tutti è impossibile) traducendole in scelte operative lineari, regolamentate, ordinate, funzionali ed efficienti, oppure si è destinati al fallimento. Una amministrazione non può mai scegliere per una minoranza di cittadini, anche quando questa sia portatrice di esigenze giuste e coerenti. Dovrà prepararsi a subire le critiche di quest’ultima, ma non potrà mai piegarsi alla minoranza.
Chi filosofeggia tirando fuori paroloni come clientelismo, populismo, demagogia etc,etc.., lo fa perché vuole strumentalizzare e creare confusione. Chiaramente si tratta di una regola che va applicata caso su caso, situazione su situazione e a seconda delle questioni.
Io penso che sulla questione delle bancarelle legate alla festa di san Pietro,l’Amministrazione comunale di Modica non abbia “non voluto”, ma “saputo” applicare questa regola. Sì, perché fare sintesi e rispondere alle esigenze della maggior parte dei cittadini non è questione né facile né di buona volontà, che, fra l’altro, all’assessore Nino Frasca Caccia non è mancata, ma di “capacità di valutazione”. Attorno alle bancarelle ci sono “esigenze diverse”: quella degli ambulanti(modicani e non), dei commercianti, dei residenti del centro storico, quella della sicurezza, quella del rispetto di una tradizione consolidata nel tempo, quella del sito ove allocare le bancarelle.
Tutte queste esigenze sono legittime, ma in alcuni casi contrastanti con quelle di altri. Se un ambulante spera di portare il pane a casa e paga 250 euro di suolo pubblico e poi si vede relegato in una zona dove potranno visitare la sua bancarella 100 persone anziché mille e, quindi, alza la voce e si arrabbia, come potrei dargli torto? E se un residente o un commerciante del centro storico vede occupato per tre giorni l’ingresso della propria abitazione o del proprio locale quasi da essere ridotto ad un portarifiuti perché non c’è ordine e non ci sono servizi che garantiscono igiene e pulizia e, quindi, si arrabbia, come potrei dargli torto?
E se i commercianti, bar, caffetterie, rosticcerie del centro storico si lamentano perché con l’ubicazione delle bancarelle “fuori zona” si riduce la possibilità di avere flussi in quanto i modicani amano avere tutto a portato di mano e non faticare , come potrei dar loro torto? E se la maggior parte dei cittadini modicani da sempre ha considerato la presenza delle bancarelle un aspetto coreografico che dà stimolo ad uscire di casa e fare una visita alla Chiesa di san Pietro e poi fare un giro tra le bancarelle, e viene a sapere che non le trova più a portata di mano(sappiamo tutti che vogliamo sempre tutto a portato di mano, è ipocrita non ammetterlo) e, quindi, reputa la scelta dell’amministrazione poco opportuna e rinuncia anche a scendere a Modica, come potrei darle torto?
Una “soluzione di sintesi” di queste esigenze io ritengo che sarebbe stata possibile e che una allocazione funzionale e idonea e ben organizzata sarebbe stata altrettanto possibile, trovando il plauso sia della maggioranza dei cittadini modicani sia delle esigenze degli ambulanti, dei residenti e commercianti del centro storico. Il problema non è solo la location, ma l’organizzazione di un avvenimento da collocare “nel solco della tradizione”. Tante cose la Giunta Buscema ama fare “nel solco della tradizione”, mentre su varie iniziative collaterali alla festa di san Pietro tende ad uscire dal “solco della tradizione”.Chiaramente, come ogni buon evento, la preparazione e organizzazione richiederebbero alcuni mesi di riflessione.
Della festa di san Pietro rimangono dunque solo polemiche, dibattito, discussioni. Un festa che, a differenza di quelle di San Giorgio e della Madonna delle Grazie, rimane sempre più scollata dalla vita della città e interpretata dalla maggioranza dei modicani come la festa dei parrocchiani di San Pietro.
Certo, i due livelli della festa, religioso ed etnoantropologico, hanno da sempre creato discussione. Non entriamo in quello religioso, sul quale ci sarebbe anche molto da dire. Su quello etnoantropologico non c’è dubbio che sin dai tempi del compianto Mons. Matteo Gambuzza e, quindi, sin da quando eravamo ragazzini, l’aspetto folclorico della festa di san Pietro nonché quello delle manifestazioni esterne(sindaco di Modica Saverio Terranova) che abbracciavano quasi tutta la seconda metà del mese di giugno, rappresentavano un momento di socialità e di convivialità dei modicani. Le bancarelle erano un aspetto “coreografico e umano” in quanto, al di là del mero rapporto vendita-acquisto, rappresentavano la cornice di un quadro di convivialità e di contaminazione delle varie classi sociali della città. Ricordo che la classica passeggiata tra le bancarelle vedeva sfilare non solo impiegati, artigiani, operai, agricoltori, ma anche professionisti, medici, avvocati, docenti, etc.. : insomma la festa di san Pietro con le sue bancarelle si trasformava in un quadro di socialità positiva ove nessuno veniva a mancare.
Tutto questo nel tempo è diventata tradizione e si è tramandato, consolidando ciò che sostiene l’antropologia e cioè che “ la tradizione è l’insieme degli usi e costumi, e dei valori collegati che ogni generazione, dopo aver appreso, conservato, modificato dalla precedente, trasmette alle generazioni successive”. Oggi il valore sia religioso che di socialità e convivialità della festa del patrono credo si stia sempre più smarrendo.
E vero che nel tempo le tradizioni possono subire delle modifiche, ma da qui ad eliminarle il passo è brusco. Ho letto, a proposito di bancarelle e festa di san Pietro, comunicati e dichiarazioni di politici e amministratori, di sindacati e commenti di semplici cittadini in cui si parla di “fermezza del sindaco”, di “ricatti”, di “rispetto delle regole”, di “decisioni unilaterali”, di “rifiuto di dialogo”, “di logiche propagandistiche e populiste, a discapito della città”, di “scelta sbagliata” dell’amministrazione. Insomma un caos, un muro contro muro, una città incapace di comunicare e di trovare una sintesi. Le ragioni degli ambulanti si sono subito trasformate, quasi per magia, in “ricatti” al sindaco, e le ragioni del sindaco e della sua maggioranza sono divenute, d’un tratto, “scelte capricciose” che hanno penalizzato gli ambulanti e cancellato una tradizione percepita positivamente dalla città. Credo che tutto questo, e non solo a parer mio, si sarebbe potuto evitare.
Non c’è dubbio che alla fine per l’Amministrazione comunale di Modica è stata una vittoria, per la maggioranza dei cittadini modicani un flop, mentre la festa di san Pietro è stato “un giorno qualunque”. Le prossime elezioni comunali diranno dove sta la verità!

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