Soppressione del Tribunale di Modica tra sperperi e denegata giustizia

Con un decreto legge ed un decreto legislativo assunti in meno di 24 ore sono stati cancellati il Tribunale di Modica e la Provincia di Ragusa. Questi i danni immediati prodotti da quei due atti: poi ci saranno quelli riflessi, dalla soppressione della prefettura, degli uffici finanziari, della Commissione Tributaria e di quant’altro. Ben magra consolazione per “i polli di Renzo” che nel capoluogo di provincia, da una parte, e nella città della Contea, dall’altra, si sono alternati nel pregustare i colpi della scure sul collo del vicino incuranti di quelli sferrati sul proprio. Non so se da questa esperienza, che la riporta indietro di secoli, la popolazione iblea saprà trarre il dovuto insegnamento. Lo spero ma ne dubito. Perché quella iblea è gente operosa, votata al sacrificio, ricca di intuizioni ma con ataviche difficoltà ad estendere queste sue qualità oltre il proprio orticello. Ragusa e Modica vivono tuttora una contrapposizione anacronistica alimentata dal risentimento che riemerge all’apparire di eventi che le riguardano. Oggi sono entrambe con il coltello alla gola. Gli atti del Governo Monti sono di inaudita gravità e – quanto alla soppressione dei Tribunali di Modica e di Caltagirone, per i quali è stato deciso l’accorpamento con quello di Ragusa – addirittura paradossali. Si è stimato di realizzare risparmi, a livello nazionale, di tre milioni per il 2012, con aumenti per gli anni successivi. Ma si è stimato il danno? Al Ministero hanno calcolato i maggiori costi che dovrà sostenere l’utente della giustizia (si fa per dire) per recarsi da Grammichele a Ragusa anziché a Caltagirone o da Pozzallo a Ragusa anzichè a Modica? Hanno tenuto conto dello stato dell’attuale struttura del Tribunale di Ragusa, già incapiente per la gestione dei suoi affari, destinato ad esplodere allorchè sarà chiamato ad ospitare quelli trattati a Modica e a riaccogliere gli altri assegnati alla sezione distaccata di Vittoria? Hanno tenuto conto che Modica ha inaugurato la sede del nuovo Tribunale appena qualche anno fa con taglio del nastro dell’On.le Casini, allora Presidente della Camera, oggi mentore del Presidente del Consiglio? Hanno tenuto conto dei milioni di euro spesi per questa struttura, moderna ed efficiente, incastonata all’interno della “cittadella giudiziaria” offerta all’attenzione del sottosegretario Mazzamuto? Sono stati sfiorati dal dubbio che laboriosità, evoluzione della cultura e dell’economia sono rese possibili, oltre che da valori innati, anche dalla esistenza di presidi giudiziari che fungono da deterrente rispetto ai tentativi di infiltrazione criminale, sia essa comune e mafiosa? O pensano che solo l’esibizione di un adeguato elenco di morti ammazzati possa legittimare il diritto ad un Tribunale?
Quella del Ministro della Giustizia Severino è sì una riforma epocale, ma la peggiore possibile, destinata ad ampliare la forbice della denegata giustizia nel settore civile e a regalare anni di ritardi alla criminalità (come ha osservato il Procuratore della Repubblica Dott. Puleo) in quello penale. Il Ministro ha operato in senso opposto a quello suggerito dai fatti: anziché rafforzare le strutture giudiziarie con uomini e mezzi – magari favorendo processi di mobilità del personale dagli enti locali spesso caratterizzati da indecente sovrabbondanza, verso quegli uffici – le ha svuotate facendone “rami secchi” da tagliare com’è avvenuto con le tratte ferroviarie. E possibile rimediare? Forse sì. Il Governo dovrà pure dire, sciorinato l’elenco “mortale”, con quali mezzi intende operare e cosa vorrà fare del palazzo di giustizia di Modica. Dalle deputazioni non c’è da attendersi più di tanto. I parlamentari regionali e nazionali territoriali, che a Roma sostengono il Governo Monti, sapendo di non essere credibili, stanno osservando un rigoroso silenzio e, se parlano, lo fanno anche a vanvera auspicando emendamenti delle Camere (al decreto legislativo!) a dir poco improbabili. In questa fase potrà invece ancora inserirsi una azione sinergica che parta dai Sindaci, a cominciare da quelli di Modica e di Ragusa, per una volta congiuntamente promotori della mobilitazione delle Comunità rappresentate.
Nelle mani dei Sindaci che vivono le quotidiane, gravissime difficoltà dei loro rappresentati, e nel loro impegno, è riposta la speranza della consegna, al Governo, di una forte richiesta perché i provvedimenti adottati siano modulati alla disponibilità delle risorse, alle caratteristiche dei territori e alle comunità interessate. Con la pretesa di essere sentiti nella esposizione delle loro ragioni e di ottenere motivate soluzioni che non siano solo frutto della arroganza del ruolo.
Nel rispetto di reali obiettivi di risparmio e, anzi, per la valorizzazione di questi.

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