UNIVERSITÀ A RAGUSA: TRATTATIVA IN STALLO

L’Università di Catania ha dovuto sospendere le procedure per la firma della nuova convenzione in quanto il presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’ateneo ha ritenuto che fosse necessaria una nuova valutazione della transazione, nel testo proposto dai ragusani, da parte del Consiglio di amministrazione dell’università. Le perplessità circa la fattibilità dell’accordo sono da ricondurre alla drastica riduzione dei fondi da parte della Provincia regionale e al venir meno del finanziamento regionale al Consorzio universitario.
In altre parole, senza soldi non si canta messa.
Il progetto universitario ibleo è dunque al capolinea e si è arenato sulle inefficienze, sulle incompetenze e sull’incapacità a gestire di una classe politica che ha al suo attivo soltanto fallimenti. Una classe politica che ha ritenuto di sperperare le risorse pubbliche attraverso sconce e vergognose pratiche clientelari.
“Lo stato di dissesto finanziario del Consorzio universitario – denuncia Paolo Pavia del Dipartimento niversità e Ricerca di Italia dei Valori – è stato denunciato più volte da noi e, per questo, siamo stati accusati persino di voler demolire l’università a Ragusa. Nulla di più falso, come i fatti stanno dimostrando, dal momento che quelle stesse cose che avevamo denunciato nel corso degli anni e, sempre di più, nei mesi scorsi si stanno manifestando in tutta la loro tragica realtà.
I cittadini sappiano che quanto è accaduto negli anni passati e sta accadendo oggi non è frutto di un destino cinico e baro, ma è il risultato di una politica dissennata condotta da una classe dirigente che non può che trarre da tutto ciò le debite conclusioni: abbandonare il campo e ritirarsi.
Dobbiamo prendere atto che gli unici sforzi concreti e reali per mantenere a Ragusa la Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature straniere sono stati fatti dal rettore Recca il quale, probabilmente e coerentemente, è andato oltre i limiti che le condizioni oggettive potevano imporgli. Anche lui, oggi, deve fare i conti con la crisi che sta divorando le risorse di questo Paese, mentre Ragusa e i ragusani devono registrare l’ennesimo arretramento sociale e culturale.
Bisogna avviare una riflessione seria su tutta questa vicenda e saremo i primi a chiedere di dar conto, a chi di dovere, della perdita irreparabile di un’istituzione di alta formazione che poteva essere un volano importante per l’economia del territorio ed il futuro dei nostri giovani”.

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