Cartelle di pagamento ai lavoratori Multisosta di Modica che attendono stipendi da 5 mesi. L’avvocatura comunale: “Atto dovuto”

Gli ausiliari della Multisosta di Modica attendono da cinque mesi di essere remunerati, nel frattempo, viene notificato loro un invito di pagamento delle spese legali a seguito di un ricorso al giudice del Lavoro, dopo che erano stati condannati a pagare 900 euro. “Un’amministrazione con un minimo di pudore – ha denunciato prima del Ferragosto il consigliere comunale Nino Gerratana – avrebbe aspettato di liquidare gli stipendi prima di notificare il decreto ingiuntivo. Al danno dei lavoratori si aggiunge la beffa perché non sono stati stabilizzati nonostante una delibera consiliare lo preveda”. Nei fatti l’unico organismo legittimato a farlo l’Autorità Giudiziaria(non risulta, poi, l’emissione di un decreto ingiuntivo). Sono state inviate dall’Ente, tramite il suo avvocato, lettere con richiesta di spese legali a cui gli 11 lavoratori sono stati condannati dal Tar di Catania con ordinanza esecutiva, non contestata. Gli interessati nel dicembre 2010 notificarono al Comune un ricorso avverso la deliberazione del Consiglio Comunale con oggetto: “Ricognizione delle società partecipate dal Comune di Modica e percorso di ristrutturazione delle società comunali – Verifica dei presupposti per il loro mantenimento ai sensi degli artt. 2 e 3 della legge n. 244 del 24.12.2007(Finanziaria 2008) – Avvio procedure di liquidazione e riassetto e scioglimento della seduta”, limitatato alla parte in cui prevede di procedere alla gestione integrata del servizio pubblico di sosta a pagamento mediante il ricorso a project financing da realizzarsi secondo un piano di fattibilità da predisporsi da parte degli uffici chiedendone l’annullamento. L’ente si costituì nel giudizio difendendo la delibera della civica assise. Il Tar nel 2011 rigettò per mancanza dei presupposti la richiesta cautelare dei lavoratori, e, conseguentemente, li condannò in solido alla spese di giudizio per 900 euro. “Il Comune – spiega l’avvocato Miriam Dell’Ali – ha atteso oltre un anno dall’emissione dell’ordinanza che è esecutiva e definitiva, in quanto non impugnata, determinando un credito finale immediatamente esigibile a favore dell’ente che ha l’obbligo giuridico di recuperarlo, a pena di responsabilità contabile dei soggetti che, per le funzioni esercitate, avendone tale obbligo, omettano di agire in tal senso. La lettera inviata ai lavoratori soccombenti non rappresenta, pertanto, alcuna attività discrezionale, ma un atto dovuto. Il Comune, anzi, ha ritenuto opportuno, considerando la modesta entità della somma, pari a 81,81 euro pro capite, non procedere, nell’immediato, ad alcuna attività esecutiva con ulteriore aggravio di spese a carico dei debitori, ma operare con la bonaria richiesta di pagamento contenuta nelle suddette lettere. Nulla di più di quanto dovuto all’Ente è stato chiesto ai lavorati soccombenti nel giudizio, i quali se vantano un credito nei confronti del Comune lo potranno, se sussistono le condizioni di legge, opporre in compensazione. Nessuna scusa può essere chiesta per aver compiuto un’attività dovuta per il recupero di un credito che non è stato nemmeno contestato, con la rituale impugnazione, dai debitori”.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa