CASO CLINICO : il mito della “cervicale”. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Qualche settimana fa si è presentata nel mio ambulatorio una ragazza , di quasi 20 anni, di Milano, che si trovava in Sicilia in vacanza, che da quasi 2 mesi soffriva di capogiri e mal di testa che interessavano la zona della nuca e delle tempie e anche la zona parietale(per intenderci zona cerchietto) e il centro della testa. il dolore era anche sulle spalle e sul collo. Inizialmente si presentavano solo in alcuni momenti e oltre al dolore le procuravano stanchezza e sensazione di ovattamento. A luglio aveva avuto due episodi particolari: in entrambi aveva sentito cedere le gambe, come se stesse per svenire e sentiva gli arti pesantissimi come se non le rispondessero, insieme ai soliti capogiri. Nel secondo episodio aveva avuto un attacco di panico ed era andata in iperventilazione: il medico della guardia medica aveva attribuito il tutto allo stress, al poco sonno, al caldo e alla tensione muscolare. Anche il suo medico curante le aveva detto che soffriva di cervicale e aveva definito il mal di testa di tipo muscolo tensivo e da stress, il tutto aumentato da una ipocondria di fondo. Infatti, mi riferiva la ragazza, da giugno fino alla fine di luglio aveva fatto la spola in autobus da casa all’università per tirocinio, dormendo cinque ore di media a notte e tornando a casa alle 20 eccetto il weekend. Ora anche se era appena andata in vacanza aveva una paura incontrollabile: pensava sempre al peggio, ad un’emorragia, ad un aneurisma o altro. Razionalmente pensava che, se però fosse questo, non poteva stare in ballo da 2 mesi, ma il panico era più forte di lei. Si sentiva in ansia, i mal di testa erano persistenti, per tutto il giorno e se non c’era dolore c’era un senso di stordimento che perdurava fino a quando non andava a dormire e si rimanifestava appena sveglia. era una tortura! i suoi genitori, a detta di lei, non la prendono più seriamente. La notte precedente aveva avuto delle fitte brucianti alla testa e una alla parte parietale destra: era stata acuta, come uno spillo. toccandosi la zona la sentiva tutt’ora dolorante(come una contusione) e scottante. a cosa era dovuto? Mi pregava di darle un mio parere. non sapeva più che fare!!
La descrizione dei sintomi , in effetti , rispondendo alla giovane milanese, mi faceva pensare ad una forma di cefalea muscolo-tensiva, probabilmente (come del resto anche Lei ammetteva saggiamente) esacerbata (nota: non “causata”) dallo stato psico-emotivo.
Approfitto del caso per prendere lo spunto per affrontare il tema della “cervicale”. Non esiste mito metropolitano più abusato, trito, improprio, infelice e dannoso di questo termine. Circa il 90% della popolazione, dopo i 30 anni di età ,cominciano a manifestarsi, radiologicamente, segni di spondilo-disco-uncoartrosi delle vertebre del tratto cervicale della colonna. Tutte le persone che vivono il comune stato di stress della vita moderna occidentale manifestano la “perdita della fisiologica lordosi”. Almeno tre persone su quattro hanno avuto nella vita un episodio di “torcicollo”, più o meno duraturo, che viene diagnosticato come “cervicale” da qualche sapientone di turno. Non esiste praticamente sintomo riferito al di sopra dell’ombelico che non sia stato ricondotto alla “cervicale”: formicolio alle mani, alle braccia, al naso, alla bocca, dolori di varia modalità e localizzazione, vertigini, cefalee, spasmi e contratture; una volta mi venne un paziente a cui avevano detto che il fatto che gli era andato di traverso un osso di pollo era stata colpa della cervicale. Sono quindi nati negli anni veri e propri consorzi familiari, tra ortopedici, fisiatri, fisioterapisti, applicatori di energie varie, pranoterapeuti, santoni e mormoratori celesti con le piume in testa, che campano su intere generazioni di pazienti curando per anni e anni la “cervicale”. Siccome poi, chiaramente, le malattie vere a carico del tratto cervicale del rachide esistono davvero ( e in genere sono anche bruttine), ogni tanto capita la diagnosi sbagliata, il massaggio fatto male, il ritardo terapeutico o l’indicazione chirurgica impropria. Ritornando al caso clinico, ho invitato la giovane turista a fare tutti gli accertamenti relativi al suo caso, che la possano fare stare tranquilla, e consentire di poter fare una diagnosi precisa e non basata sulla supposizione conseguenza della frequenza della “ sindrome cervicale”.Però, una volta fatti, l’ho invitata ad andare da un bravo medico, portare tutto e, se quello comincia a parlare di “cervicale”, si faccia rimborsare la parcella e si rivolga ad un altro.

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