L’OSSERVAZIONE DAL BASSO………… DI DIRETTORE. LA CANDIDATURA DI NELLO DI PASQUALE TRA AMBIZIONE PERSONALE E VALUTAZIONI POLITICHE

Dunque Nello Di Pasquale ha deciso di scendere in campo per le elezioni regionali. E lo fa contraddicendo subito se stesso, a dimostrazione del fatto che quando si parla, le parole sono spesso una “formalità”, non un “contenuto di verità”. Aveva detto, Di Pasquale, di non essere interessato all’ARS e che altri avrebbero fatto meglio di lui, e invece ecco candidato. Vabbè. Lasciamo stare, fanno tutti così! Un peccato veniale da perdonare.
Ma andiamo alla sostanza del discorso, che va articolato su due livelli. Il primo: l’ambizione politica personale. Di Pasquale è stata sempre una persona politicamente ambiziosa, desiderosa di fare, che ha messo in campo delle qualità personali e che si è dato molto da fare per arrivare lì dove è arrivato. La città di Ragusa lo ha rieletto con risultati certamente rilevanti ed encomiabili perché si occupasse della sua comunità. Certo, Di Pasquale non ha fatto tutto da solo, ha avuto, almeno fino ad un certo tempo, i parlamentari Nino Minardo e Leontini alle spalle, e un partito, il PDL, che, al di là dei suoi conflitti interni, di colpi più o meno bassi, lo ha candidato e sostenuto; ha avuto alle spalle liste civiche e altri partiti di centrodestra che hanno fatto quadrato attorno a lui, e alla fine il suo successo è andato oltre le aspettative. Dopo il consenso però, insoddisfatto del suo partito ha creato il movimento politico “Territorio” per prepararsi la strada alle elezioni regionali.
L’ambizione, chiaramente, non può essere ritenuta un peccato, appartiene alla legittima e libera iniziativa di chiunque sceglie di inserirsi negli ambiti sociali o politici della società civile. Se vale per gli altri, deve poter valere anche per lui.
L’ambizione, però, è una qualità che se non è gestita bene, diventa, a volte anche inconsapevolmente, un difetto. E, nel caso di Di Pasquale,
è diventata tale, perché quando si aspira a qualcosa di più grande non si deve mai avere fretta, occorre avere pazienza, aspettare i tempi giusti, tempi che invece l’ex sindaco di Ragusa ha voluto bruciare, fra l’altro cadendo, come dicevamo, in contraddizione con se stesso. La storia insegna che quando la politica scivola sulle “sirene dell’ambizione”, i personaggi coinvolti passano dalle stelle alle stalle.
Ma vado al secondo livello: quello politico. Ci sono coloro che sostengono che quello di Di Pasquale è un suicidio politico. Non hanno tutti i torti. Bisogna vedere come la prenderanno in particolare i ragusani, che potranno sentirsi traditi per ambizione personale, o che
penseranno di spedirlo a Palermo per contare di più nella sede dell’ARS. La prima ipotesi è quella più plausibile. Perché la stragrande maggioranza dei ragusani che si sentiva ben amministrata da Di Pasquale dovrebbe essere psicologicamente motivata a premiarlo quando sappiamo che a Palermo Di Pasquale, se eletto, sarà solo uno su 90, in pratica nessuno e il suo peso politico sarà quasi irrilevante? L’elezione a deputato rispetto ai poteri di un sindaco di una città capoluogo, è poca cosa sul piano politico. A trarre vantaggio dalla eventuale elezione di un ex sindaco uscito vincente da una elezione ancora fresca e che lascia il proprio posto per soddisfare anche la propria aspirazione personale non è certo Ragusa e il suo territorio, ma semplicemente l’eletto, che,così, va incontro ad uno stipendio da favola e ad una serie di privilegi cui la casta dei politici difficilmente rinuncia.
E poi, chi sarebbero i sostenitori iblei di Di Pasquale? Il movimento Territorio da lui creato non è la società civile, ci sono anche persone della società civile, ma in maggioranza sono ex politici del PDL delusi, alcuni sono persone che sperano in qualcosa in contraccambio che non hanno ottenuto nei partiti e che si aggregano al carro per vedere come va a finire, altri sono consiglieri comunali, etc.. Visto che in diverse assemblee provinciali del gruppo “Territorio” tra gli animatori figuravano anche personaggi rispettabili come l’on. Giorgio Chessari, l’on. Francesco Aiello, e tanti altri ex politici di destra, di centro e di sinistra, cosa faranno adesso queste figure politiche? Si spelleranno per Di Pasquale? Per soddisfare la sua aspirazione personale? Ho seri dubbi!
E allora dove sta la novità, rispetto agli altri, del movimento di Di Pasquale? Se il MpA di Lombardo, ora diventato Partito dei siciliani, “Grande Sud” di Micciché, “Alleanza Siciliana” di Musumeci, “il movimento dei Forconi” si proclamano gruppi politici con “impronta sicilianista”, il movimento di Di Pasquale in che cosa si differenzia da questi e quale progetto diverso ha rispetto a costoro? Ad oggi non ho ancora trovato(forse esisterà) un “documento politico-programmatico” che dia i fondamenti progettuali, le coordinate e le differenze del movimento “Territorio” rispetto agli altri. Quel che appare all’esterno è solo propaganda elettorale e ricerca di candidature.
Io credo che il cambiamento della politica si ha quanto si riesce a pagare di persona. Di Pasquale doveva, a mio giudizio, agire alla stessa stregua del paziente agricoltore, doveva cioè saper aspettare, doveva essere più lungimirante, far crescere e far diventare adulto il suo movimento radicandolo sempre più nel territorio con un progetto politico chiaro e forte,preparare liste per le prossime elezioni nella città della provincia, aggregare sempre più la società civile e meno persone di convenienza, e pensare ad una sua candidatura all’ARS più avanti.
Chi vuole tutto e subito rischia di perdere anche quel poco o molto( a secondo dei punti di vista) di cui è già in possesso. La politica non si fa per vincere battaglie personali, ma per realizzare progetti vincenti che siano espressione di una collegialità condivisa. Purtroppo Di Pasquale non ha resistito, la tentazione è stata forte, l’aspirazione impellente e urgente e alla fine ha ceduto, ha scelto di candidarsi. E a mio giudizio ha fatto male.
Ce la farà ad essere uno dei cinque deputati che usciranno dalla provincia di Ragusa. La strada, come del resto per tutti gli altri candidati , sarà di salita. Sarà veramente difficile per tutti, dato che si va alle elezioni regionali in un tempo di antipolitica e mentre è in corso la soppressione della provincia, del Tribunale di Modica, l’aeroporto di Comiso non apre, l’Università ci viene scippata, il porto di Pozzallo è fermo al palo, la disoccupazione è la più alta rispetto alle altre province siciliane, le imprese chiudono, le scuole si accorpano, il turismo è in calo, la manovra economica del Governo Monti vessa i cittadini e taglia risorse a regioni e comuni.
La politica per rinascere e rigenerarsi ha bisogno di tempi adeguati e di uomini disponibili a costruire senza la fretta di arrivare subito.

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