Tribunale di Modica, Una Nuova Prospettiva: “Resti in funzione, si chiuda Ragusa”

L’imminente soppressione del tribunale di Modica sembra costituire un esempio di vicenda dai connotati paradossali. Il tribunale pur avendo i requisiti, come è stato più volte rappresentato agli organi ministeriali dal Sindaco, dal Presidente del Consiglio Comunale e dai vari ordini giudiziari, per poter essere mantenuto, è stato lasciato nell’elenco dei tribunali da sopprimere. Va, infatti, ricordato che lo Stato ha speso quasi venti milioni di euro per la costruzione della struttura. L’accorpamento con Ragusa lascerebbe paradossalmente ed incredibilmente inutilizzata la nuova struttura di Modica e comporterebbe, invece, il reperimento di nuovi locali a Ragusa in barba al principio di economicità previsto dal decreto legislativo. “Piuttosto, se efficienza ed economicità devono essere gli elementi discriminatori – dice Marco Giurdanella di Una Nuova Prospettiva – è il tribunale modicano che andrebbe mantenuto, accorpandovi, qualora veramente si intendesse realizzare un risparmio, – il Tribunale di Ragusa. Con la spending review, infatti, Ragusa non sarà più provincia e non avrà più nessun “titolo aggiuntivo” che possa influire sulla scelta rispetto a Modica. Tutta questa vicenda evidenzia un altro aspetto, anch’esso paradossale. In un recente comunicato il PdL di Modica afferma che sulla soppressione del tribunale l’onorevole Nino Minardo sta svolgendo un lavoro silenzioso; potremmo dar loro credito, ipotizzando un lavoro discreto ma efficace del parlamentare se assieme a Sciacca e Caltagirone fosse stato inserito anche Modica tra i tribunali da salvare. Ma le cose stanno in tutt’altro modo e quindi siamo portati a pensare che se lavoro “silenzioso” c’è stato, forse è andato nella direzione opposta a quelle che erano le esigenze del territorio, determinando, nei fatti, la soppressione del tribunale. Sapendo, pertanto, di non poter contare su chi dovrebbe rappresentare la città di Modica e il nostro territorio a Roma, confidiamo, per i piccoli e ridotti spazi d’intervento che ancora rimangono, nella mobilitazione della città e nell’azione condotta con perseveranza dal Sindaco, dalla Presidenza del Consiglio e dal Consiglio Comunale”. (*SAC*)

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