I Forconi, Ragusa: “Le imprese siciliane penalizzate da una classe politica mediocre e corrotta. Cambiamo rotta! Alleggerire la pressione fiscale, fino ad oggi solo retorica”

Il movimento dei Forconi in prima linea sul tema della pressione fiscale. Il coordinatore provinciale, Aldo Bertolone, prende spunto dall’allarme lanciato da Confcommercio per stilare una panoramica dell’attuale situazione di crisi delle imprese italiane ed in particolare di quelle siciliane chiamando in causa le responsabilità della politica di questi ultimi anni. “L’appello lanciato da Confcommercio – dice Bertolone – che chiede di alleggerire la pressione fiscale per favorire la ripresa delle nostre imprese è uno dei motivi che hanno spinto i Forconi a scendere in campo in prima linea. Giusto l’appello, ma a chi è rivolto? A politici che hanno dimostrato di non saper gestire una nazione e che quando hanno potuto hanno RUBATO? A coloro che per non prendere decisioni sconvenienti che avrebbero potuto compromettere la loro rielezione hanno preferito affidare le sorti di un popolo ad un governo di tecnici penalizzando ulteriormente il paese? Anche il più incapace dei RAGIONIERI sarebbe stato capace, applicando tasse di fare quadrare i conti. Ma così non è stato. I sacrifici del popolo sono bastati a malapena a pagare gli interessi di un debito mostruoso, pari a 2 mila miliardi di euro”. Imprese al collasso, sommerse da oneri fiscali, strette nella morsa dei debiti e disoccupazione giovanile in aumento. “Bisogna invertire la rotta con una classe politica che rappresenti i siciliani. Gli effetti della crisi- continua il responsabile provinciale – si ripercuotono sulle famiglie, si abbassa il loro tenore di vita e precipitano i consumi. L’impresa italiana, privata così del mercato interno, è al collasso. Molti imprenditori chiudono le loro imprese, molti altri tenacemente continuano nella gestione accumulando debiti e, non potendo pagare il gravoso onere fiscale, vengono inscritti come evasori. La Serit Sicilia o Equitalia guazzano in questo marasma, minacciano e vendono all’asta i sacrifici di una vita di tanti lavoratori la cui unica colpa è quella di amare il proprio lavoro a cui si attaccano tenacemente. Quell’impresa che hanno con grande capacità e enormi sacrifici realizzato, oggi non va più. Come è possibile che chi lavora per più di 10 ore al giorno, trascurando la famiglia, gli interessi personali e le ore di svago, oggi si trovi in situazioni così tragiche?E’ questa l’Italia che gente operosa si aspettava? Le piccole e medie imprese erano il fiore all’occhiello del panorama lavorativo italiano, quelle che davano lavoro e pagavano le tasse. La disoccupazione giovanile è al 40% e del 60% occupato una buona metà è sottoccupata. Chi domani dovrà domani garantire la pensione ai lavoratori di oggi “giovani” che iniziano a lavorare a 40 anni? L’Istat denuncia: gli ultimi 10 anni buttati via e non sfruttato bene nemmeno il decennio precedente. Di chi è la colpa? Non voglio essere retorico, ma tutto ciò è imputabile solo alla classe politica che si è dimostrata incapace e mediocre oltre che corrotta. Tutti i problemi che si verificano in Italia si presentano decuplicati in Sicilia, dove i siciliani non sono mai stati rappresentati da politici”.

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