ELEZIONI IN SICILIA. MUSUMECI TRA PRINCIPI E COALIZIONI

Nello Musumeci, in un ‘intervista rilasciata ai giornali, si presenta nella sua veste tollerante, equilibrata, parsimoniosa, e afferma inesorabilmente di non voler fare “accordi con i partiti di sinistra”.
Da uomo di destra si presenta al suo elettorato con un programma economico per la Sicilia in dissesto finanziario, e afferma di non voler fare consulenze, in quanto reperirebbe professionalità tra i dirigenti della Regione.
Musumeci accoglie nella sua coalizione Pdl, Cantiere Popolare, la Lista del Presidente, Forza Italia. Si presenta come un uomo di destra , ma non fascista, ribadendo che apparteneva alla destra, ma non è stato mai fascista. Conoscendo il suo elettorato insiste molto sulla tolleranza e sull’essere stato presidente di tutti, quando è stato Presidente della Provincia di Catania. Alcune considerazioni , ci sembra opportuno che vadano fatte, e queste riguardano non la persona di Nello Musumeci ma la coalizione che rappresenta:il berlusconismo, che non possiamo sottovalutare, l’arroganza del potere che questo ha manifestato nella politica nazionale e regionale: i siciliani non possono dimenticare ed avere la memoria corta!
Il disastro economico ,in cui versiamo, non intendiamo solo nella regione Sicilia, ma in quella italiana, è stato determinato, oltre che dalla crisi mondiale ed europea, da una politica economica allegra, che ha nascosto , fra l’altro,agli italiani la gravità della situazione e ha privilegiato una certa parte della società.
Quindi il neo del candidato Presidente è la coalizione che esprime e non la persona, al di là delle remore dovute all’essere un uomo di destra, ma non è questo il punto.
Inoltre, crediamo che, al di là dell’ appartenenza ad una coalizione, la situazione della Sicilia non ammette pregiudizi sulle coalizioni e sul fronte di sinistra o di destra, in quanto sono le larghe intese in Sicilia a poter, nella collaborazione, a dover affrontare la mai vista situazione economica, e laddove ci sono delle emergenze non ci possono essere pregiudizi, anche se elettoralmente non reggono. Quando il bene è comune, riteniamo che questo sia prioritario rispetto alle affermazioni di principio.

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