L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… DI DIRETTORE. LE CONTRADDIZIONI E LO STILE DI VITA DELLA CHIESA E LA RIFLESSIONE DI BALLARO’

“radiortm.it” è un quotidiano libero. Ed è in virtù di questa libertà che dà spazio ad opinioni e riflessioni varie, ospitando interventi che sono divenuti quasi “rubriche fisse”, come quelle di Federico Mavilla e di Giambattista Ballarò. Mi è stato chiesto da alcuni lettori se la Direzione del giornale condivide, ad esempio, l’ultima riflessione di Ballarò ove lo stesso critica la contraddizione della Chiesa che, da un lato, condanna gli sprechi della casta politica mentre , dall’altra, conduce uno stile di vita non da encomio, ma pieno di lussi e di sprechi.
Le riflessioni di Ballarò sono sicuramente sempre attente e precise e si muovono nella direzione di uno sforzo che tende verso la maggiore obiettività possibile; è pur vero, tuttavia, che pongono, a volte, questioni di cui questa Direzione non condivide l’interpretazione. Ciò nonostante, vengono pubblicate senza alcuna censura, a testimonianza del fatto che per noi il pluralismo, se contenuto nell’ambito della legittima dialettica, è una ricchezza e non un limite.  Il tema delle “contraddizioni della Chiesa” è così vasto e complesso che sicuramente non si può affrontare con una riflessione come quella di Ballarò, che, pur evidenziando cose reali e veritiere, ricicla “luoghi comuni” ed “ovvietà” di cui la storia della Chiesa è piena, non aiutando, a mio giudizio, a fare discernimento, quanto ad alimentare un processo di omologazione tra i politici e gli uomini della gerarchia ecclesiastica. Né mi sento, altresì, di affrontare la questione nello spazio di una osservazione, perché non vorrei apparire come un “avvocato ecclesiastico”, ma neanche, chiaramente, mi sento di rinunciare a fare qualche breve osservazione perché di questa Chiesa tanto criticata sono membro essendo un credente e un praticante, e perché questa Chiesa, “segno della presenza Cristo nella storia”, fa parte della mia vita.
Le critiche di Giambattista Ballarò allo stile di vita delle gerarchie ecclesiastiche sono legittime, ma mi sembrano “eccessivamente assiomatiche” quelle parole con cui dice che “Logica impone che per criticare qualcosa o qualcuno, bisognerebbe essere immuni da quei difetti che attraverso la civile denuncia si vuole contribuire a correggere negli altri”.
Questa logica io la sottoscrivo in quanto è in linea con le parole di Gesù: “perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” Se per un attimo queste parole evangeliche si realizzassero non solo nella Chiesa ma in tutte le articolazioni della vita sociale(lavoro, scuola, politica, imprenditoria, giornalismo, pubbliche istituzioni, sindacato, sanità,) questa nostra società sarebbe sicuramente migliore. E chi è, oggi, immune da difetti? Chi può dire di non essere caduto o di cadere in contraddizione?
Di coloro i quali occupano ruoli pubblici si vedono, e giustamente, i difetti( i pregi quasi mai, o si dice che non ce ne sono, mentre in realtà ci sono anche), ma se di questi difetti ne facciamo un “uso ideologico”, un “uso politico e strumentale” allora siamo fuori dal vangelo perché Gesù dice “Non condannate e non sarete condannati”.
Certo occorre essere realistici, e il realismo ci dice che non si può vivere senza giudicare o, peggio, facendo finta di non vedere le contraddizioni della Chiesa. Il giudizio è implicito in noi; noi non possiamo osservare, ascoltare, vivere senza dare delle valutazioni. E il problema non è quello di eliminare il giudizio dal nostro cuore, quanto di eliminare il “veleno” dal nostro giudizio, cioè l’astio e la condanna. Questo è quello che insegna il vangelo quando afferma “non giudicate e non sarete giudicati”.
Lo stile di vita della Chiesa come popolo di Dio, che include quindi anche le alte gerarchie, non sempre è conforme al vangelo, sarebbe stupido negarlo, e i Padri del Concilio Vaticano II ne erano talmente consapevoli da definire la Chiesa “santa e prostituta”, ma è fuor di dubbio che della storia della Chiesa non bisogna guardare solo i lati oscuri, ma anche quelli luminosi: la Chiesa dei martiri che non si sono sottomessi ai potenti, la Chiesa dei santi, che hanno vissuto in modo eroico il vangelo, dai suoi primi testimoni fino a quelli contemporanei; inoltre le opere di carità di tutti i tempi e di oggi, soprattutto al servizio dei poveri del Terzo Mondo.
Ecco, la mia posizione, quando parlo della Chiesa e non solo di essa, è sempre quella di non nascondere né le ombre, ma neanche le luci che in essa brillano.

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