I disagi e le aggressioni nel carcere di Ragusa. Forte denuncia dell’Unione Nazionale Camere Penali

E’ alto il grido di allarme degli operatori penitenziari della casa circondariale di Ragusa. In particolare la FNS Cisl Sicilia, citando aggressioni subite da agenti penitenziari, ha definito la situazione di quel carcere come una vera e propria bomba ad orologeria. La situazione è terribile e le cause, che vanno ben oltre la pur durissima privazione della libertà, sono troppe. L’insopportabile sovraffollamento, la drammatica insufficienza dell’organico penitenziario, la mancanza di operatori dell’educazione e dell’assistenza, anche sanitaria, rendono assolutamente invivibile e disumano il carcere per carcerati e carcerieri.
L’Unione Camere Penali Italiane denuncia da anni la drammaticità della situazione italiana, le umilianti condizioni in cui sono costretti a vivere i reclusi, compresi quelli in attesa di giudizio, l’alto indice di mortalità tra la popolazione carceraria e l’alto numero di suicidi. “Da anni – dicono gli avvocati Bartolo Iacono, Componente Centro Studi Aldo Marongiu dell’UCPI, e Michele Sbezzi, Componente Organismo di Controllo dell’UCPI – si denunciano le altrettanto insopportabili condizioni in cui sono costretti ad operare gli agenti di custodia e gli operatori penitenziari. E’ una battaglia che l’UCPI – insieme ad altre associazioni come “Antigone”, “Nessuno tocchi Caino” ed ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli agenti di custodia – conduce nei confronti del Governo e del Parlamento”.
Durante il Congresso di Trieste, lo scorso trenta settembre, l’UCPI ha approvato una mozione con la quale viene denunciato che, a fronte della palese “illegalità” della situazione, governo e parlamento ritardano a prendere in considerazione gli strumenti che potrebbero, quantomeno, alleggerire la situazione, a partire dal ddl sulla messa alla prova e sulle misure alternative. Sono necessari, e senza ulteriori ritardi, interventi normativi, anche sulla custodia cautelare, che riducano i casi di restrizione carceraria, valorizzando percorsi di rieducazione e reinserimento; sono necessari interventi che trasferiscano risorse finanziarie per gli organici e l’edilizia giudiziaria. Ma, soprattutto, è necessario un nuovo e moderno modello sanzionatorio, che non ruoti tutto attorno alla pena detentiva e introduca finalmente alternative serie e rieducative.
“E’ indispensabile – aggiungono Iacono e Sbezzi – che sia restituita dignità di uomini ai detenuti e dignità di lavoratori agli operatori penitenziari, le cui denuncie e le cui battaglie sentiamo come nostre.
Siamo dell’opinione, autorevolmente espressa dal Sig. Presidente della Repubblica, che è giunto il momento di pensare seriamente alla concessione di amnistia ed indulto, come passaggio assolutamente indispensabile per alleviare la sofferenza dei reclusi ed il drammatico disagio di chi nel carcere opera e lavora. Ma riteniamo anche che un semplice provvedimento di clemenza, non accompagnato da interventi strutturali seri su organici, edilizia, modelli sanzionatori e diritto penale, misure alternative e custodia cautelare, finirebbe per esaurire effetti e benefici nel giro di pochi mesi.
Su questi temi e sulla base della citata mozione congressuale di Trieste, l’UCPI sarà ancora di più protagonista di ulteriori iniziative pubbliche, accompagnate da una giornata di astensione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Sarà l’occasione, anche nella nostra provincia, per un momento di confronto tra Avvocatura Penalistica, Magistratura, Politica, Dirigenza degli istituti di pena, Associazioni di categoria degli agenti di custodia e degli operatori penitenziari”.

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