UN TEATRO PER RAGUSA E UNA POLITICA CULTURALE

Che Ragusa debba avere un Teatro con la “T” maiuscola, uno spazio che sia anche l’espressione della memoria del territorio e della sua storia, ci sembra fuor di dubbio. Che questo sia il Teatro della Concordia, ex Marino, dove ancora non sono cominciati neanche i lavori di restauro, nonostante gli studi fatti su di esso, gli interventi di operatori culturali da anni, saranno i nostri figli o nipoti a vederlo.
All’indispensabile Teatro, espressione di tante storie, dell’interessamento di tante famiglie che lo realizzarono, sembra contrapporsi il bisogno di avere uno spazio per le Compagnie , per i registi, per la realtà teatrale del nostro territorio, che necessitano di uno spazio dove operare, dal momento che l’assenza di questo spazio obbliga all’uso di cinema, di sedi non appropriate, insomma si richiede nell’immediatezza uno spazio teatrale che il Comune potrebbe concedere, magarida attrezzare adeguatamente.
Finora ,però, si è registrata una sordità in tal senso da parte degli amministratori, che, come da sempre saputo, considerano gli spettacoli, il teatro un’esigenza poco fruttuosa in termini di voti elettorali, e un effimero da non considerare.
Ma se gli operatori teatrali richiedono un luogo per la loro attività, la cittadinanza, i fruitori del teatro, necessitano anche di questa forma di comunicazione ed espressione, in quanto ciò che è definito effimero fa parte della sfera umana.
In breve, sarebbe bello avere un teatro greco, magari scavato a Kamarina, come auspicheremmo , ma non ci sono mai le risorse per realizzalo, o un Teatron, come proporrebbe il regista Gianni Battaglia, ma vorremmo nell’immediato uno spazio o più spazi che magari potrebbero essere concessi in uso dal Comune a Compagnie e operatori, ripetiamo magari da attrezzare, che risponderebbero alla doppia esigenza di chi vive di teatro, e ne ha fatto una ragion di vita, e chi lo potrebbe fruire, cioè la cittadinanza.
La realtà territoriale, intendiamo provinciale, di chi fa teatro, e la realtà ragusana è fatta da professionisti e da amatoriali: troviamo una soluzione per queste due realtà, anche se bisogna distinguere tra chi vive di teatro professionalmente , e chi lo fa amatorialmente. Quante volte abbiamo detto agli Amministratori di distinguere queste due peculiarità, queste due realtà, di fare tavole rotonde di confronto, distinguendo, ma purtroppo è stato un dialogo tra sordi, in quanto non si è mai distinta l’una realtà dall’altra, di tutta l’erba si è fatto un fascio. Purtroppo da anni si registra nel territorio ragusano l’essenza di una politica culturale adeguata alla realtà territoriale.

 

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