Le pressioni sulla professione infermieristica sono sempre più pesanti.

Sembra che a fare sacrifici per il risanamento del sistema sanitario e per il contenimento dei costi debbano essere in primo luogo gli operatori sanitari e, tra questi, soprattutto gli Infermieri, anziche i politici che per loro tornaconto personale hanno moltiplicato i centri di costo sottraendo fondi alla gestione della sanità, i vertici delle Aziende Sanitarie Pubbliche che si sono fatti paladini di una lotta agli sprechi purché riguardasse “gli altri”, le baronie di alcune professioni che difendono a denti stretti antichi privilegi(es. classe medica).
Sfruttamento e precarietà del posto di lavoro per molti Infermieri sembrano essere diventati una condizione strutturale e ormai ineliminabile, presentata come inevitabile conseguenza della crisi e delle difficoltà del momento. “Una condizione spesso accettata – dice un infermiere – non solo in ragione della necessità di lavorare, ma anche della professionalità e del senso di responsabilità che da sempre ha contraddistinto il nostro agire. Con i nostri comportamenti continuiamo così a compensare carenze e ridurre l’impatto delle criticità sui cittadini, garantendo il funzionamento dei servizi. L’elevata qualità delle cure e degli standard assistenziali che ancora oggi è riconosciuta al Servizio Sanitario Nazionale sono il risultato tangibile di questo impegno che vede noi Infermieri in prima linea”.
E’ infatti dimostrato scientificamente che la buona qualità assistenziale sia correlata alla presenza di un numero adeguato di infermieri che garantiscono, oltre ad una sicura effettuazione dei processi diagnostici e terapeutici, anche una risposta assistenziale strutturata ed efficace.

“E’ arrivato, però, il momento di dire “basta” – aggiunge -. La grave situazione di disagio in cui gli infermieri sono costretti a lavorare non può protrarsi all.infinito, né la crisi che viviamo può tradursi in un nuovo alibi per rinviare il confronto su questioni di primario interesse.

E’ arrivato il momento che con determinazione facciamo sentire la nostra forza, basta pensare che siamo oltre 400.000 in Italia, quasi 30.000 in Sicilia e oltre 1800 in provincia di Ragusa, rompendo l’assordante silenzio che ci circonda, isolando i colleghi ascari, e rendendo visibile il ruolo della professione infermieristica, professione che è la colonna portante del SSN, affinchè possano essere riconosciute anche formalemete le competenze”.

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