Vittoria, l’assessore Gurrieri: no all’aumento delle ore di lezione in classe

L’articolo 3 dello schema della Legge di Stabilità 2013 prevede l’aumento dell’orario frontale (cioè le lezioni in classe) degli insegnanti delle scuole medie inferiori e medie superiori da 18 a 24 ore settimanali. Su tale questione è intervenuto l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione di Vittoria, Piero Gurrieri, che, con una nota trasmessa alle organizzazioni sindacali ed alle Direzioni scolastiche cittadine, ha espresso, anche a nome del sindaco e dell’amministrazione comunale, la propria contrarietà al provvedimento: “Si tratta di una proposta inammissibile, illegittima e in ogni caso ingiusta e sbagliata, che s’inserisce in una politica legislativa di tagli all’istruzione cominciata dalla legge 133 del 2008 che, nel solo triennio 2009-2011, ha privato la scuola italiana di risorse pari a circa otto miliardi di euro, riducendo il personale (circa 90.000 insegnanti e 45.000 collaboratori in meno) ma anche le classi e i plessi. Scelte inaccettabili che hanno dimostrato come l’unico obbiettivo dei ministri Tremonti e Gelmini sia stato quello di drenare risorse sulla pelle degli studenti, del personale della scuola e delle famiglie. Il disegno contenuto nell’articolo 3 della Legge di Stabilità s’inserisce in questa pericolosissima cornice, che noi rifiutiamo, invitando tutti alla mobilitazione. Si tratta, intanto, di una disposizione che non determinerà alcuna ricaduta positiva sul mondo dell’istruzione, ma solo ripercussioni negative sulla qualità della didattica. La norma rischia, inoltre, di lanciare all’opinione pubblica e ai cittadini un messaggio sbagliato nei confronti del corpo docente lasciando intendere che l’impegno degli insegnanti si concluda con le lezioni in classe, mentre il loro contratto stabilisce (e l’esperienza ne dà ampia dimostrazione) che gli insegnanti dedichino altre 20 ore circa la settimana alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, agli incontri con i genitori, alla partecipazione agli organi collegiali e all’aggiornamento, per cui il loro carico di lavoro risulta perfettamente allineato alla media europea. Ma l’aspetto più pericoloso riguarda le conseguenze di questa norma sullo stato della scuola e sull’occupazione. Essa, da un lato, determinerebbe l’immediato peggioramento della didattica, dato che l’aumento delle ore di lezione costringerebbe i docenti a lavorare su gruppi di classi con l’aumento del numero degli studenti e, dall’altro, la contrazione di decine di migliaia di posti di lavoro, con insegnanti di ruolo che potrebbero risultare in soprannumero e con la riduzione delle opportunità per i docenti precari. Infine, si tratta di una norma ingiusta, dato che l’aumento dell’orario dei docenti, senza ritoccare lo stipendio, allontanerebbe ulteriormente il nostro Paese dalla Comunità Europea, dato che lo stipendio dei docenti italiani è il più basso d’Europa, e che i dati ci dicono che negli altri Paesi della Comunità gli stipendi dei docenti sono stati aumentati negli ultimi anni di circa il 35%, mentre in Italia il loro salario reale è addirittura diminuito, al pari della percentuale della spesa pubblica statale destinata all’istruzione. Quindi, come amministratori, esprimiamo la nostra contrarietà alla norma chiedendone l’immediato ritiro e ricordando che sia il Presidente Monti, che il Ministro all’Istruzione Profumo hanno spesso affermato che l’istruzione costituisce il volano di crescita per il Paese e che per la sua crescita sono, anzi, necessari importanti investimenti. Principi corretti, ma smentiti dal conio dell’articolo 3 che, pertanto, non può e non deve passare”.

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