Senza lavoro, senza luce, con un bimbo ammalato. Modica, famiglia disperata

Un bimbo ammalato, ricoverato in Ospedale, due genitori senza lavoro, luce interrotta a casa, senza nemmeno la possibilità di avere qualche candela per illuminare gli ambienti nelle ore serali. E’ la triste vicenda di Pietro Di Rosa, 46 anni, e della sua convivente Daniela Tachi Maomet, 41 anni, che ci hanno chiamato mentre si trovano nella divisione di Pediatria del “Maggiore” nella quale è ricoverato il loro piccolo Stefano, di un anno e mezzo. “Non sappiamo dove sbattere la testa – dice l’uomo – . Ho chiamato la Caritas e mi hanno detto che non hanno fondi nemmeno per acquistare la Tachipirina per mio figlio che ha un’infezione intestinale. Non lavoro da mesi”. La Caritas conferma che, in atto, i fondi per i farmaci, previsti dal progetto “Sulla via di Gerico”, sono esauriti, ma che non vengono concessi soldi contanti ai richiedenti ma solo attraverso la presentazione di ricevute fiscali o ricette. “A casa non abbiamo nulla da mangiare – aggiunge Di Rosa – . Alla colletta alimentare mi hanno dato quattro chili di pasta e latte scaduto. Viviamo in una casa angusta che ci ha messo a disposizione il parroco del SS. Salvatore. Io faccio lo stucchista, il pittore ma mi adatto a qualsiasi lavoro. In estate ho lavorato per tre mesi come custode di una struttura balneare di Marina di Modica e non mi hanno pagato. I Servizi Sociali hanno offerto lavoro alla mia compagna ma il Comune poi non paga e noi abbiamo necessità dello stipendio. L’hanno anche minacciata che se non accetta ci tolgono il bambino”. In questi giorni si è fatta carico della famigliola, l’associazione New Association di Salvatore Di Stefano: “Stiamo facendo il possibile – dice questi – provvedendo per la spesa e per altre piccole incombenze ma è certamente una situazione disperata”. La Caritas, però, precisa: “Di Rosa ha lavorato a Marina di Modica ed è stato pagato, solo che chiedeva più soldi di quanto pattuito. La donna la impieghiamo per le pulizie presso il centro “Crisci Ranni”, per non dire che spesso trovano assistenza non solo da noi ma anche da Don Umberto Bonincontro”.

 

nella foto la famiglia Di Rosa

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