IL RICORDO DI GIOVANNI SPAMPINATO A 40 ANNI DALLA SUA MORTE: Occhetto: “Non si è limitato a dire la verità, ma l’ha cercata”

Giovanni Spampinato oggi avrebbe sessantacinque anni, qualcuno però ha deciso di fermare la sua vita con alcuni colpi di pistola quando di anni ne aveva appena 25. Giovanni Spampinato continua però a sopravvivere nella testa, nel cuore e sulle spalle, dei familiari innanzitutto, dei suoi amici ma anche dei tanti giornalisti che non lo hanno conosciuto e non hanno potuto misurare, apprezzare, condividere o contestare il suo giornalismo.
Assassinato perché cercava la verità è stato il titolo dell’Ora del 28 ottobre di Vittorio Nisticò e quel titolo dice tutto sul ‘taglio’ professionale che Giovanni Spampinato aveva deciso di darsi in una provincia come quella di Ragusa che viveva ai margini dell’informazione in Sicilia.
A quarant’anni dalla sua morte, il Centro Studi ‘Feliciano Rossitto’, la sezione di Ragusa dell’Assostampa e l’Aiga di Ragusa hanno promosso un incontro per ricordare la figura del corrispondente dell’Ora col contributo del giornalista Franco Nicastro, dell’avvocato Gaetano Barone e dell’ex segretario regionale del Pci dell’epoca Achille Occhetto.
I lavori aperti dal presidente del Centro Studi Giorgio Chessari che ha portato anche il saluto dei fratelli Alberto e Totuccio, impegnati fuori sede.
“Giovanni Spampinato – ha detto il segretario dell’Assostampa iblea, Gianni Molè, scompagina ruoli e modi dell’informazione ragusana in una provincia che tutti definivano ‘babba’, ma solo per chi non voleva vedere cosa ci fosse oltre la siepe, oltre il perbenismo ovattato, cortina fumogena che nascondeva traffici di ogni tipo: sbarco di armi, via vai di terroristi neri negli anni delle stragi, impunità per ricercati e tipi «strani. Un povero corrispondente, forse lasciato troppo solo, eroe civile» allo sbaraglio in un contesto ipocrita e torbido dove i giornali erano distratti, per non dire compiacenti con i poteri forti”.
Franco Nicastro ha ripercorso sul filo dei ricordi quei giorni drammatici dell’assassinio del corrispondente dell’Ora.
“Giovanni Spampinato – ha detto l’ex vice direttore dell’Ora di Palermo – era un collega che voleva fare semplicemente il giornalista. Un giornalismo di verità e di inchiesta come dovrebbe essere normale, invece di un giornalismo omologato.
Achille Occhetto ha ripercorso le tappe di quella vicenda quando era segretario regionale del Pci e quando è venuto ad inaugurare la sede del Pci a Ragusa intitolata a Giovanni Spampinato. “Quando celebriamo Spampinato bisogna togliere i veli alla stagione stragista che ci fu in quegli anni in Italia: dalla strage di piazza Fontana all’Italicus”.
“Giovanni Spampinato – ha aggiunto Occhetto – non si è limitato a dire la verità ma l’ha cercata perché non era un semplice passacarte. Il suo omicidio rimane un caso oscuro: non fu un affare di famiglia, ucciso da un giovinastro matto, ma con i suoi metodi consentì di fare luce su alcune trame e su alcuni strani rapporti che ancora oggi sono i misteri d’Italia”.

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