Modica. Il Sindaco espone e chiarisce la vicenda del riequilibrio finanziario pluriennale.

“Dopo l’approvazione in Consiglio comunale della delibera per il ricorso al Piano pluriennale di riequilibrio finanziario, oltre ad aver assistito a parecchi interventi fuorvianti dell’opposizione e di qualche interessato opinionista, ho ascoltato anche molti commenti di cittadini che – legittimamente – si pongono e ci pongono interrogativi sul quadro reale della situazione finanziaria del Comune”. Il Sindaco di Modica, Antonello Buscema,  espone e chiarisce la vicenda del riequilibrio finanziario pluriennale.
Ecco il testo integrale della sua nota.
“Sono consapevole della complessità degli argomenti che riguardano il bilancio ad un livello così tecnico: proprio per questo ritengo necessario tornare a chiarirne i contorni nel modo più essenziale e comprensibile. Riprendo quanto ho già detto in Consiglio comunale lo scorso mercoledì, rispondendo ai consiglieri di opposizione che hanno tentato (e ancora tentano) di far passare per menzogne i discorsi sul risanamento finanziario che abbiamo fatto in questi quattro anni, arrivando addirittura ad accusarci che il ricorso a questo Piano sarebbe una specie di attestazione di fallimento e che per questo oggi il Comune sarebbe sull’orlo del dissesto.  Ebbene, rispetto a tutto questo devono essere chiari alcuni punti essenziali, che riporto schematicamente:

1.Nel 2008 – e non adesso – il Comune era effettivamente sull’orlo del dissesto. Non siamo stati certo noi a trascinarlo in quelle secche, da cui stiamo ancora cercando di tirarlo fuori con tutte le nostre forze. L’unica cosa che ci può essere rimproverata è di non essere riusciti a farlo con la stessa rapidità con cui altri erano riusciti a portarcelo.

2.Il debito del Comune di Modica, rappresentato dal disavanzo di amministrazione e dai debiti fuori bilancio, ben lungi dall’essere cresciuto, è stato notevolmente ridotto. In particolare (come è facile rilevare dai numeri ufficiali riportati in tutti i bilanci e nel quadro complessivo di quest’ultima delibera):
Il disavanzo di amministrazione nel 2008 era di € 21.815.472 e oggi è di € 8.809.302. Lo abbiamo quindi già coperto per € 13.006.170.
I debiti fuori bilancio che sono emersi dal 2008 a oggi (e si riferiscono tutti agli anni precedenti) ammontano a 35.929.278 e oggi ce ne restano € 19.561.859. Ne abbiamo infatti già coperti € 16.367.419.
A parte si considerino le importanti transazioni concluse (ad esempio quella con l’Università) che, riducendo e rateizzando l’importo dovuto, ci hanno consentito sia di abbassare il disavanzo (con la cancellazione di residui passivi) sia di evitare nuovi debiti fuori bilancio.
Nel 2008 conoscevamo l’entità del disavanzo di amministrazione, ma non quella dei debiti fuori bilancio, che sono andati via via emergendo e ancora continuano ad emergere: per questo motivo non siamo stati in grado di quantificare con esattezza l’entità del debito complessivo (allora avevamo detto che immaginavamo ammontasse a circa 50 milioni di euro).
Oggi siamo in grado di dire, con una maggiore precisione, che il debito finora conosciuto e riferibile ad anni precedenti il 2008 ammonta a quasi 58 milioni (per l’esattezza a € 57.744.850, dati dalla somma di € 21.815.472 di disavanzo e di € 35.929.278 di debiti fuori bilancio, come riportato sopra).
Per comprendere pienamente la gravità di questi numeri, faccio riferimento all’intervento della dott.ssa Annamaria Aiello*, Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, in particolare sulla natura dei debiti fuori bilancio e sulle conseguenze che hanno comportato per il nostro Comune.
Di questi 58 milioni, quasi 30 milioni sono già stati coperti (per l’esattezza 29.373.589, dati dalla somma di € 13.006.170 di disavanzo già ripianato e di € 16.367.419 di debiti fuori bilancio già coperti, di cui € 10.424.297 già materialmente pagati). Ne restano quindi circa 28 milioni (per l’esattezza € 28.371.261).
Aver coperto oltre la metà del debito complessivo riferito agli anni precedenti e nel contempo aver riportato ordine e veridicità nei bilanci riferiti agli anni correnti (portandoli in attivo già dal 2009), è il risultato del lavoro di risanamento che abbiamo condotto in questi anni e di cui rivendichiamo l’impostazione e la determinazione.
Negli ultimi quattro anni abbiamo detto insistentemente, in ogni circostanza e in ogni modo possibile, che abbiamo scelto di condurre questo lavoro di risanamento in modo progressivo, che “il percorso del risanamento è – appunto – un percorso, non una bacchetta magica, né una unica decisione risolutiva” (cito parole che abbiamo già usato, dato che qualcuno finge di ricordarne altre). Anche in questo caso, dunque, l’unica cosa che può esserci rimproverata è di non essere di riusciti a portare il debito da 57 milioni a 0 con la stessa rapidità con cui altri lo hanno portato fino a 57.

3.In questo percorso, che ci ha consentito di allontanarci dal baratro del dissesto finanziario, quest’anno si sono presentate delle gravi complicazioni:
lo Stato e la Regione hanno drasticamente tagliato i trasferimenti in favore dei Comuni;
il Governo nazionale ha anche imposto regole per il rispetto del Patto di Stabilità ancora più rigorose rispetto all’anno scorso;
la crisi generale si ripercuote sul Comune anche con una riduzione delle entrate dai tributi locali, dato che le famiglie spesso non sono in grado di pagarli e si trovano costrette almeno a rateizzarli.

4.In questo percorso, però, quest’anno si è presentata anche una grande opportunità: il decreto “Salva-Enti” del 10 ottobre scorso, che dà alla Corte dei Conti maggiori poteri di intervento sui bilanci dei Comuni indebitati, ma dà anche la possibilità ai Comuni di ricorrere autonomamente ad un Piano pluriennale di riequilibrio finanziario per ripianare i propri debiti.
Seguendo questo percorso, possiamo spalmare l’applicazione delle misure correttive nell’arco di un quinquennio e portare a termine il risanamento finanziario entro un tempo più lungo e dunque più sostenibile: lo potremo fare cioè in modo progressivo, in assoluta continuità con il metodo che abbiamo già assunto in questi anni pur senza essere ancora assistiti da questo strumento legislativo.
L’unico elemento di novità – in questo caso, un elemento fortemente positivo – è che il decreto blocca le azioni esecutive in atto nei confronti degli enti che ricorono al Piano pluriennale. Giusto per fare una comparazione, se questo strumento fosse stato vigente quattro anni fa, il Comune di Modica non sarebbe stato soffocato dai decreti ingiuntivi e dai commissari ad acta, che hanno rappresentato il maggior elemento di erosione della liquidità del nostro ente.
Abbiamo detto quindi che questa rappresenta una “fase 2”: se nei primi quattro anni abbiamo ridotto il debito da 57 milioni a 28 milioni, nei prossimi cinque anni ci saranno le condizioni per portarlo finalmente da 28 milioni a 0.

Il sindaco
Antonello Buscema

*Intervento in consiglio comunale della dott.ssa Annamaria Aiello ( Presidente collegio dei Revisori dei Conti):

“La Corte dei Conti ha tenuto sotto stretto controllo i bilanci del Comune di Modica sin dal consuntivo del 2007, quando è emerso improvvisamente un debito di 21.306.509 milioni di euro (una cifra grandissima per un Comune di questa grandezza) che non compariva nell’anno precedente. Lo sbalzo è stato dovuto a tre fattori determinanti: la cancellazione di alcuni importanti residui attivi, tra qui quello legato al fitto del Tribunale; spese di investimenti superiori alle entrate; spese correnti superiori alle entrate.
Ogni anno le nostre relazioni ai vari Rendiconti si sono chiuse precisando che questo disavanzo doveva essere ripianato: questo di solito avviene riducendo le spese, aumentando le entrate o, come ha scelto di fare il Comune di Modica, con coperture straordinarie come la vendita dei beni patrimoniali.
La Corte dei Conti, in particolare analizzando il Rendiconto 2010, ha fatto rilevare la permanenza di parametri di deficitarietà strutturale (ad esempio residui passivi alti, spesa del personale alta, anticipazioni di tesoreria…): le criticità più gravi sono state individuate nel mancato ripianamento del disavanzo di amministrazione e nei debiti fuori bilancio.
Con particolare riferimento ai debiti fuori bilancio, ricordo che si tratta di spese che non sono state certificate, per le quali non c’erano impegni di spesa riportati nella contabilità dell’Ente. Invito una commissione mista formata dai consiglieri comunali ad andare a leggere tutti i fascicoli che riguardano i debiti fuori bilancio che risultano sorti dagli anni 2000 in poi e che sono tutti andati in contenzioso, tanto che si sono trascinati così a lungo nel tempo e la loro spesa è lievitata a causa degli interessi. Ecco perché non abbiamo avuto un dato certo e attendibile sull’entità del debito e ci siamo potuti limitare a fare valutazioni molto presuntive.
In questi anni sono stati pagati ogni anno circa 4 milioni di euro di debiti fuori bilancio non con entrate straordinarie ma con entrate correnti: l’Ente ha fatto la scelta di risanare questi debiti, essendo peraltro in molti casi obbligato a farlo alla conclusione di contenziosi e in presenza di decreti ingiuntivi, decreti di ottemperanza, ecc.. Queste somme si sarebbero potute utilizzare come fondo per un piano pluriennale di ripiano del disavanzo di amministrazione: se non ci fossero stati i debiti fuori bilancio, dunque, il Comune avrebbe già risanato le sue casse.
Si deve poi tenere conto che nel 2012 lo Stato ha imposto un cambiamento sostanziale nella gestione dell’Ente, tagliando drasticamente i contributi ordinari: basta consultare il sito internet del Ministero dell’Interno per accorgersi che ogni giorno c’è una nuova comunicazione di riduzione nei trasferimenti erariali. Peraltro questi trasferimenti, oltre ad essere ridotti (-2,5 milioni per il Comune di Modica nel 2012 rispetto al 2011) sono sottoposti ad un vincolo ulteriore: la metà devono essere destinati ad investimenti e non possono essere utilizzati per la spesa corrente (personale, servizi, ecc.).
Il Comune, dunque, non ha più le risorse su cui poteva contare in precedenza.
In questo contesto, oggi la Corte dei Conti chiede se l’Ente è in grado di risolvere le sue criticità (prevalentemente disavanzo e debiti fuori bilancio).
L’Amministrazione e il Consiglio comunale potrebbero anche decidere di farlo nei termini di tempo che la Corte dei Conti imporrebbe se chiedesse l’applicazione delle misure correttive (ad esempio sei mesi). L’articolo 243bis del d.l. 174/2012 è una norma consente invece di programmare un Piano di riequilibrio finanziario in un tempo medio, più lungo (massimo di cinque anni).
Nella situazione in cui si trovano tutti gli enti locali dello stato italiano il ricorso a questo strumento è un fatto quasi obbligato: non a caso il Governo lo ha chiamato decreto Salva-Enti, perché tutti stanno vivendo queste criticità.
Per questo abbiamo dato parere favorevole: per la necessità di far fronte anche ad una situazione generale che si prevede andrà ad aggravarsi nell’avvenire”.

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