C’era una volta il Belpaese. La riflessione di Ballaro’

Ci fu un tempo in cui l’Italia, dopo i grandi sforzi per ricostruire il Paese dalla devastazione della seconda guerra mondiale, grazie al suo popolo, riuscì a collocarsi ai primi posti tra le maggiori potenze mondiali. Un tempo nel quale l’intraprendenza e la voglia di crescere del nostro popolo ha fatto si che per alcuni decenni l’Italia non sfigurasse nello scenario mondiale per il livello di benessere diffusamente raggiunto e per il suo assetto democratico. Peccato che gli organi di rappresentanza che ci siamo scelti nel corso dei decenni successivi ci abbiano sempre più allontanati dalla fama di cui abbiamo goduto per ritrovarci ai giorni nostri come uno degli Stati che rischiano il fallimento.
Oggi, dati ufficiali parlano di un’Italia con un tasso di disoccupazione del 9% , la più alta dal 2004 ; d’una disoccupazione giovanile del 35% ; d’un debito pubblico di 2000 miliardi di euro e mentre scriviamo, il dato continua a crescere; d’una recessione consolidata da 3 trimestri e con una crescita pari allo zero.
Tutti numeri che non possono che far guardare il presente ed il futuro con grande preoccupazione, eppure, chi ci governa continua ad ostentare ottimismo come se il baratro in cui siamo stati condotti da chi ha pensato a tutt’altro che governare il Paese ,fosse aggiustabile da qui a dopodomani.
Tutti i partiti, nessuno escluso, pensa a difendere i propri privilegi, a promuovere la propria immagine ed il Paese continua a sprofondare in una crescente esasperazione dei cittadini che legittimamente si sentono traditi ed ignorati da chi avrebbe dovuto rappresentarli e tutelarli con senso di equità. Ci spremono come limoni, con tasse e balzelli vari che non hanno pari in altri Paesi europei, tagliano risorse alla ricerca scientifica, all’istruzione ed alla sanità; non esiste di fatto un vero stato sociale e il 50% della ricchezza del Paese è detenuto dal 10% della popolazione, mentre è scomparso il ceto medio e le fasce di povertà sono sempre più ampie.
A prescindere dai dati economici che tolgono ogni realistica speranza di ripresa, c’è un ritorno agli anni più bui della storia prerepubblicana; oggi, manifestazioni di settori del Paese, diventano teatro di guerriglia con attori poveri contro poveri ovvero manifestanti e poliziotti, entrambi vittime d’un sistema sempre più allo sbando.
Ma dove ci stanno portando ? Ma siamo ancora il bel Paes ?

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