ISPICA – APPROVATA DAL CONSIGLIO COMUNALE L’ADESIONE AL PIANO DI RIEQUILIBRIO PLURIENNALE

È stata approvata ieri sera, dal Consiglio comunale di Ispica, l’adesione al Piano di Riequilibrio Pluriennale ai sensi del decreto-legge 174/2012, il cosiddetto ‘decreto salva-enti’ varato dal Governo Monti.
Presentato dal primo cittadino come unica opportunità di risanare lo stato finanziario dell’Ente, pesantemente aggravatosi in seguito alla progressiva ed inesorabile riduzione dei trasferimenti statali e regionali, nonché dai debiti fuori bilancio derivanti dai contenziosi ereditati dalle precedenti Amministrazioni, il cosiddetto ‘pre-dissesto’ non ha, però, convinto le opposizioni, che hanno preferito abbandonare l’aula o astenersi dalla votazione. La coalizione di governo della città si è mostrata compatta, con otto voti favorevoli; i consiglieri del PD e di ‘Libertà e Buon Governo’ sono usciti dall’aula consiliare al momento del voto; Pid e ‘Sviluppo e Solidarietà’ si sono, invece, astenuti, mentre il consigliere Lauretta ha votato contro.
Mentre l’opposizione storica, formata da PD e Libertà e Buon Governo, ha preferito abbandonare l’aula, di fatto consentendo alla maggioranza di approvare il testo della delibera e denotando un senso di responsabilità verso le sorti della città e dei dipendenti comunali, il gruppo dell’ex maggioranza composto da Pid e ‘Sviluppo e solidarietà’ ha dato vita a momenti di forte contrasto all’Amministrazione in sede di discussione, decidendo poi di astenersi durante la votazione. Di fatto sono, quindi, caduti nel vuoto gli appelli al buonsenso e ad accantonare i personalismi e le contrapposizioni politiche.
Il ricorso alla procedura di riequilibrio è stato configurato come strumento ordinamentale aggiuntivo volto a prevenire lo stato di dissesto; detta procedura prevede, per gli enti che si trovino in condizioni di squilibrio, la predisposizione di un piano pluriennale di riequilibrio finanziario della durata massima di cinque anni, che deve indicare tutte le misure necessarie per ripristinare l’equilibrio strutturale del bilancio e per assicurare l’integrale ripiano del disavanzo di amministrazione e il finanziamento dei debiti fuori bilancio; si è ritenuto, infine, di non accedere al fondo di rotazione, che prevedeva un prestito determinato in un massimo di 100 Euro per cittadino (circa 1.500.000 Euro nel caso di specie), poiché ritenuto eccessivamente penalizzante per la disparità tra l’esiguità delle risorse disponibili e l’eccessivo rigore delle condizioni cui questo avrebbe dato vita.

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