Inchiesta anti assenteismo al Comune di Modica. Avv. Sabellini: “Prima attendiamo i verdetti”

I soggetti che sono stati coinvolti nell’inchiesta condotta dalla magistratura, non rappresentano assolutamente i peggiori criminali presenti nel nostro contesto sociale. L’avvocato Piero Sabellini, uno dei difensori dei 106 dipendenti comunali di Modica indagati per assenteismo, e’ molto cauto sulla vicenda, come del resto avevano fatto nelle scorse ore i suoi colleghi, Salvatore Poidomani e Fabio Borrometi, il quale fa rilevare che “talvolta ci si sia venuti a trovare innanzi ad atteggiamenti definibili di autentica “leggerezza” posti in essere da qualche soggetto, non lo si può escludere certamente a priori. ” Il fatto che tale soggetto – spiega il legale modicano – si sentisse quasi “legittimato” a comportarsi in un certo modo, risulta essere cosa ben diversa. Il dubbio che come cittadino e come difensore di un gruppo dei dipendenti oggi sottoposti alle indagini mi pongo è il seguente: come poteva mai accadere che su centoventisei dipendenti presenti nella sede centrale, ben centosei, seppur in momenti differenti, potessero assentarsi dal proprio ufficio? Sarebbe significato svuotare completamente Palazzo San Domenico. E se così fosse stato, nessuno dei soggetti preposti ad effettuare i controlli se ne è mai accorto”? Il fenomeno si presentava forse meno complesso di quello che si potrebbe pensare. ” La visione dei filmati eseguiti dalla polizia giudiziaria
nonché la lettura degli atti processuali – aggiunge Sabellini – mi ha consentito di dare un taglio decisamente diverso alla questione, tale da poter affermare che le posizioni di taluni dei soggetti coinvolti sono meno problematiche di quello che è apparso sugli organi di stampa e quelle di altri assolutamente marginale”. Se qualcuno, insomma, ha sbagliato va certamente punito e sanzionato, ma il ruolo garantista che il nostro ordinamento attribuisce ad un soggetto che attualmente risulta essere solo sottoposto alle indagini, senza essere stati ancora ritenuti responsabili per i fatti che gli sono contestati ed ancor di più senza che ciascuno di tali soggetti abbia ancora avuto la possibilità di transitare attraverso il “filtro” dell’udienza preliminare. “Non può che essere attribuito anche a questi lavoratori – conclude – i quali non possono essere condannati, e non possono esserlo tutti, subito e prima che si celebri un “giusto” processo. Attendiamo l’emissione di una sentenza, e di una sentenza definitiva, prima di puntare il dito contro un gruppo di lavoratori che forse senza rendersene conto e senza mai essere stati resi edotti su quale doveva essere il corretto decalogo del dipendente modello, si sono trovati dall’oggi al domani coinvolti in una triste vicenda giudiziaria che non potrà che accertare le responsabilità altre ed ulteriori, da cui certe condotte hanno tratto origine”.

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