I bassi di Palazzo Traina, a Vittoria, “ospitano” la cucina di Salvatore Giarratana

Giovedì  la cucina del ristorante “Né picca, né assai” si apre alla sua prima degustazione ufficiale. È tutto pronto per la serata inaugurale. Ospitata nei bassi di una storica ed ottocentesca dimora del vittoriese, a due passi dal cuore della città, la trattoria siciliana di Salvatore Giarratana punta al recupero delle pietanze della tradizione locale. Un tripudio di sapori che trova quale cornice un luogo della memoria, un tempo utilizzato come “magazzino” per la raccolta e la conservazione della produzione agricola. In seguito, anche come esattoria. Terminata la stagione “pubblica”, i bassi di Palazzo Traina sono stati chiusi per lungo tempo. Ora, inseriti in un percorso di restauro, ancora “in progress”, dell’ottocentesca dimora ed in particolare della sua facciata, nonché di alcune parti strutturali dell’edificio, i bassi finalmente tornano a “rivivere” e a respirare. È stato recuperato anche l’antico giardino dove una fontana ed una secolare palma raccontano il trascorrere del tempo. Il restauro dei bassi di Palazzo Traina segna anche la “rinascita” della storica via Cancellieri, prolungamento del centro cittadino caratterizzato dal suo liberty. Un liberty che ha “toccato” anche la dimora Traina. Nelle colonne d’ingresso, grappoli d’uva decorano i suoi capitelli ad omaggiare sia il gusto del tempo sia i legami della famiglia con la produzione vinicola. Il liberty di Palazzo Traina si caratterizza per il suo eclettismo, stile rintracciabile per le sue fascinazioni gotiche nel maestoso Castello di Donnafugata. L’opera di restauro, non ancora conclusa, della facciata ha richiesto una lunga ricerca nell’uso dei materiali e delle tecniche. Salvatore Senia, l’ingegnere che ha guidato i lavori, rimarca “la pregevolezza della facciata. Non era consentito alcun errore. Pertanto abbiamo optato per le migliori maestranze e per materiali ecosostenibili”. Senia sottolinea anche l’impegno e la passione profusa dai committenti, Ida La Bruna ed Armando Citino, “che nonostante la crisi, attingendo ad un prestito ventennale e utilizzando una legge regionale finalizzata alla tutela e alla conservazione delle abitazioni che insistono nei centri storici, hanno deciso di fare rinascere una “casa” di famiglia che è prima di tutto un “bene” d’arte “donato” all’intera comunità vittoriese”.

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