FISCO e cittadino. A cura dell’avvocato Salvatore Poidomani

Uno dei volti più presenti nei media, negli ultimi tempi, è il Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Befera, braccio esecutivo del governo nella guerra (così la chiama il Premier) all’evasione fiscale. Le sue apparizioni si condensano in continue richieste di nuovi strumenti per snidare e combattere il malcostume.
Armi e attrezzi che, a nostro avviso, non riusciranno a scardinare il fenomeno perché le soluzioni stanno altrove.
E’ ormai opinione condivisa, infatti, che occorre un’inversione di rotta, una rivoluzione copernicana, che promuova una nuova etica fiscale, una cultura del tributo, mettendo al centro non più l’interesse fiscale, formula di stampo borbonico, ma il rapporto di parità tra fisco e cittadino.  Rivoluzione che necessariamente deve partire dallo Stato e non dal cittadino. E riteniamo che più del governo possa fare l’Amministrazione Finanziaria. E allora solo pochi e modesti suggerimenti al Direttore Befera.
1) Rinunci a qualche apparizione televisiva e intraprenda un viaggio in periferia. Vedrà contribuenti bivaccare nei locali degli uffici: attese estenuanti per consegnare un documento o per registrare un contratto di locazione.
2) Promuova iniziative su tutto il territorio per diffondere e agevolare la conoscenza dello Statuto del Contribuente, lo strumento che ha codificato i diritti inviolabili del contribuente nei confronti del Fisco, ma che è rimasto lettera morta perché si continua a trattare il cittadino come evasore e suddito.
Informi i cittadini dell’esistenza della figura del Garante del Contribuente, l’organo terzo al quale chiunque può inoltrare reclami, lamentele, segnalazioni, richieste di documenti o chiarimenti.
3) Impegni una parte dei suoi dipendenti ad evadere tempestivamente le pratiche di rimborso dei tributi così da dare respiro, in questo drammatico momento economico, agli imprenditori.
4) Solleciti gli uffici a ponderare le decisioni prima dell’emissione di avvisi di accertamento e ad esercitare il dovuto filtro sui verbali della Guardia di Finanza: si potrà senza dubbio ridurre il gigantesco contenzioso con i contribuenti.
(Pensate che il 60% degli accertamenti viene annullato dalle Commissioni Tributarie. Si tratta di numeri inaccettabili, che comportano un enorme spreco di energie per gli uffici e di denaro per i contribuenti ricorrenti).
5) Organizzi corsi di formazione per far in modo che i suoi funzionari si impadroniscano e applichino l’istituto dell’autotutela. Anche questo strumento ignorato.
Serve a snellire e a prevenire il contenzioso consentendo all’Amministrazione di riparare all’errore evitando al cittadino di ricorrere al giudice.
(Anni fa ci occupammo di una vicenda riguardante una cartella di 2 milioni di euro. Il dovuto era di 20.000 euro. L’errore era palese e riconosciuto.E’ stato necessario il provvedimento del giudice per eliminare i due zeri).
6) Inviti i suoi uffici a provvedere tempestivamente al pagamento delle spese di causa quando vengono condannati dal giudice tributario, invece di sfiancare il cittadino costringendoloa continue diffide.

Ho finito, ma si potrebbe continuare. In quella che definiscono guerra, si tratta di utilizzare armi nuove, non convenzionali, che forse potranno dare risultati, quali una maggiore consapevolezza della funzione delle imposte e un atteggiamento diverso del contribuente, in un clima di parità Fisco- Cittadino.

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