La vicenda del Direttore responsabile del quotidiano Il Giornale, Alessandro Sallusti, è davvero sconcertante: un caso unico nella storia italiana. Come sempre, sui “casi” si specula, c’è chi gode e c’è chi soffre, chi piange e chi ride, chi attacca e chi difende. E io non voglio speculare. Se ognuno possiede e annuncia la propria verità a seconda di come guarda il quadro e di ciò che del quadro ha interesse a far rilevare, il sottoscritto, da Direttore responsabile, scrive perché è preoccupato di ciò che gli potrebbe accadere. Per me una cosa è certa: è insensato che un giornalista – come afferma il noto commentatore Mentana, venga arrestato per omesso controllo per diffamazione. I reati a mezzo stampa o cagionano gravissime conseguenze alla persona diffamata o non ha senso parlare di misure di questo tipo. E poi, mi pare spropositato che si passi dalla multa di 5000 mila euro a 14 mesi di carcere. Siamo alla storiella che consociamo tutti: se uno ruba una mela, va in carcere; se si pappa milioni e milioni di euro di soldi pubblici la fa franca. Ma lasciamo stare! La legge è uguale per tutti è una bella frase, che mai si applica. Da ora in poi la storia del giornalismo italiano annovera in sé due personaggi molto noti: Alessandro Sallusti, espressione di una area politica di destra, condannato per un articolo che non ha scritto e perché ritenuto un “delinquente abituale” da spedire in carcere, e Marco Travaglio plurindagato e pluricondannato anche con sentenza definitiva in Cassazione, espressione di una area di sinistra, ma libero di continuare a svolgere la sua professione.
Strano che oggi in un tempo in cui si denunciano derive anticostituzionali e minacce per la democrazia, si mobilitano piazze e centri sociali, si rimane indifferenti di fronte ad un caso che mette in discussione la libertà di stampa e di espressione del pensiero. Chi legge il caso Sallusti con occhiali ideologici commette un grosso errore; ora è toccato a Sallusti, ma domani potrà toccare a Travaglio o, ad esempio, a Ferruccio Sansa il quale tempo addietro ebbe ad affermare: «Mi capita anni fa,- mentre seguivo lo scandalo Anton-veneta, di raccontare i rapporti di Gianpiero Fiorani con noti esponenti politici. Per giorni descriviamo i legami della Lega con il re delle scalate bancarie. Non succede nulla. Poi ecco che arriva la prima notizia su un esponente del centrosinistra: il contratto di leasing dello yacht di Massimo D’Alema è stato stipulato con una società legata alla Banca di Lodi. Niente di illegale, ma una storia che è giusto approfondire e magari riferire ai lettori. Risultato: mezzora dopo il mio colloquio con D’Alema arriva al giornale una telefonata che annuncia, in caso di pubblicazione, una denuncia per violazione del segreto bancario. Il giorno dopo D’Alema diffonde un comunicato e racconta “spontaneamente” l’episodio».
Alla luce del caso Sallusti e di una assurda legislazione che regolamenta la libertà di stampa, mi pare che ci sia da riflettere molto se continuare l’attività giornalistica. In un paese civile chi diffama deve,certo, essere punito, ma credo vada fatto con pene non sproporzionate; ma apprendere che un direttore di testata è un “delinquente abituale” da mandare in carcere per omesso controllo di un articolo che non ha scritto, è qualcosa di veramente preoccupante e inaudito. Forse è il caso di mollare! Beh, ci penserò!.
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……………..DI DIRETTORE. LA VICENDA SALLUSTI: “C’E’ SEMPRE QUALCUNO CHE PAGA PER TUTTI!!…..
- Dicembre 3, 2012
- 9:55 pm
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