Processo “Copai”. Modica, Giaquinta: “Ci furono lacune nelle indagini”

Ci furono lacune nelle indagini sul “Copai”. Lo ha ammesso uno degli inquirenti, Giaquinta, che per la seconda volta consecutiva è tornato in aula per rispondere ai difensori dei 17 imputati, tra cui l’ex parlamentare regionale Riccardo Minardo e la presidente del Consorzio per la Promozione dell’Area Iblea, Sara Suizzo. Il teste ha anche ammesso che, a un certo punto, fu sollevato dalle indagini per contrasti con i suoi superiori riguardo le metodologie investigative da seguire. Per tre ore Giaquinta, che nella precedente udienza aveva definito il Copai “uno stipendificio”, tirando in ballo anche l’ex assessore provinciale Giancarlo Floridia, ha risposto alle incalzanti domande della difesa che è riuscita nell’intento di fargli ammettere presunte lacune, anche se l’interessato si è limitato a confermare che non furono effettuati alcuni accertamenti finanziari, soprattutto i flussi di denaro tra Minardo e la Suizzo. Il parlamentare avrebbe prestato di propria tasca ingenti somme alla donna come anticipazione e quest’ultima avrebbe utilizzato i fondi pubblici per acquistare beni mobili e immobili per conto del Copai. Si è fatto riferimento alla licenza di Radio Onda Libera, pagata con assegni circolari sui quali furono svolti accertamenti circa la provenienza. Obiettivo dei difensori è di fare venir meno l’accusa di malversazione ai danni dello Stato, scaturita da un presunto illecito utilizzo dei fondi pubblici. Sono imputati anche Giuseppa Zocco, Pietro Maienza, Carmelo Emmolo, Mario, Giuseppe e Nives Barone (il primo è il marito della Suizzo), Angelo Giannì, Valerio Tidona, Giovanni Moncada, Maria Chessari, Giorgio Dimartino, Raffaele Nifosì, Francesco Palumbo, Nadia Zago e Giuseppe Ruta, collaboratore dello studio di tecnico di Minardo. Le accuse sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, malversazione, estorsione, emissioni di fatture false e favoreggiamento. Questi 17 imputati facevano un’inchiesta parallela denominata “Copai 2”, poi accorpato con il troncone principale in cui Riccardo Minardo, Giuseppina Zocco, Sara Suizzo, il marito Mario Barone e l’imprenditore di Santa Croce Piero Maienza, in questo caso accusati di associazione per delinquere. Cinque imprenditori sono costituiti parte civile c come l’ex presidente del Copai, Corrado Monaca.

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