Sequestro di persona ai fini estorsivi. Modica, in carcere quattro persone

In esito ad indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica di Modica Francesco Puleio e dirette dal sostituto Gaetano Scollo, il Gip. del Tribunale di Modica ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Cannizzo , 34 anni,  e di Angeli Faldelli, 47 anni,  nonché la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Angelo Pauselli, 49 anni, e di Alida Cecconi, 45 anni, marito e moglie

I FATTI. – Nel maggio scorso, il personale del Commissariato di Modica ha ricevutola denuncia di un noto imprenditore modicano che unitamente ad un suo dipendente era rimasto vittima di una violenta aggressione. I due, feriti al volto, sanguinanti e in stato di shock nei pressi della chiesa di S. Luca, ove erano stati rilasciati dai loro sequestratori, nell’immediatezza dei fatti, hanno riferito agli investigatori di essere stati contattati telefonicamente da uno sconosciuto con il quale avevano fissato un appuntamento di lavoro nei pressi del bar “Fucsia”.
Hanno narrato che sul luogo convenuto per l’incontro si erano presentati quattro energumeni che, con atteggiamento violento ed aggressivo, li avevano dapprima malmenati e, immediatamente dopo, costretti a salire a bordo di una autovettura contro la loro volontà, minacciandoli allo scopo di impedire loro di usare il telefono per chiedere aiuto. I due hanno affermato di essere stati condotti in luogo isolato e nuovamente percossi. Solo dopo apprendevano dai loro sequestratori che l’incontro era finalizzato a risolvere “la questione Pauselli”. Nel corso della conversazione, infatti, è stato preteso il pagamento di una somma di 8.500 euro per conto di altre persone, esibendo uno scontrino. L’imprenditore ha raccontato che i malviventi pretendevano con minacce, anche di morte (“la prossima volta ti spariamo”) il pagamento di detta somma di denaro a corresponsione di un contenzioso che lo stesso imprenditore, a dire di costoro, aveva con la ditta “Pauselli” di Città di Castello, in relazione all’acquisto di macchinari per lavori edili – stradali.
La parte offesa ha chiarito che uno dei malviventi, dopo averlo minacciato e percosso, lo aveva messo in contatto telefonico, in vivavoce, con il creditore Sandro Pauselli, e, subito dopo, con la moglie Alida Cecconi al fine di meglio chiarire la vicenda. Quest’ultima, alla richiesta di conoscere i motivi per cui gli erano state mandate “quelle persone”, faceva riferimento alla fattura di una “carotatrice” commissionata nel 2002 alla ditta di cui è titolare il Pauselli. Le vittime soggiungevano che uno degli odierni arrestati, dopo aver messo in comunicazione telefonica i sequestrati con i mandanti, chiedeva alla Cecconi: “signora, che facciamo? noi il lavoro lo abbiamo fatto, o paga lei o pagano loro”.
L’episodio delittuoso si concludeva con ulteriori minacce a non rivolgersi alla Polizia per denunciare i fatti e con il conseguente immediato ricorso delle vittime al locale nosocomio, ove venivano refertati per le gravi lesioni subite. A tal proposito entrambi riportavano ferite lacero contuse ed in particolare una delle vittime subiva la frattura del setto nasale con successivo intervento chirurgico.
Le indagini tempestivamente avviate, consentivano alla Polizia di Stato di individuare alcuni dei soggetti responsabili del sequestro di persona e del brutale pestaggio, traendo così in arresto quattro soggetti.
LE INDAGINI. – Approfondendo i contatti telefonici con cui i malviventi avevano fissato l’appuntamento con le vittime, è stata individuata l’utenza in uso a Vincenzo Cannizzo, di 34 anni, pregiudicato, residente a Gela, il quale aveva agito spavaldamente nella convinzione che le minacce e le lesioni inferte avrebbero impedito alle vittime di ricorrere alla Polizia per timore di ripercussioni:”adesso abbassate la testa e… la prossima volta ti spariamo….non parlate con nessuno di quello che è successo oggi”.
Le intercettazioni disposte dalla Procura della Repubblica di Modica ed effettuate dalla Polizia Giudiziaria, consentivano di individuare l’auto usata per compiere i reati di cui si è detto, una Lancia Musa, intestata alla moglie del Cannizzo, mentre lo studio attento dei tabulati telefonici e dei contatti con terze persone, consentiva di individuare altro soggetto che aveva partecipato “alla spedizione punitiva”.
L’attività investigativa mediante approfondimento dei dati forniti dalle compagnie telefoniche consentiva oltre che l’identificazione di Angelo Daniele Faldelli (di 47 anni, gelese), anche di dimostrare la presenza di entrambi i soggetti, e quindi delle relative utenze, nel territorio modicano proprio il giorno indicato dalle vittime.
E’ risultato evidente come il mandato conferito dal Pauselli e dalla Cecconi, nonché la condotta posta in essere dai due malviventi, avessero lo specifico obiettivo di costringere la vittima a corrispondere l’importo di 8.500 euro facendo ricorso alla violenza ed alle minacce, privando le parti offese della libertà personale.
I PROVVEDIMENTI. – Pertanto, viste le risultanze dell’attività di indagine, la Procura della Repubblica di Modica, attesa la natura dei reati commessi (sequestro di persona e tentata estorsione) e le efferate modalità della condotta (sfociate nelle lesioni personali) ha richiesto ed ottenuto l’emissione di idonee misure cautelari, atteso il pericolo che gli odierni indagati possano commettere altri gravi delitti con mezzi di violenza personale ovvero della stessa specie di quelli per cui si procede.
Il Gip ha ritenuto fondata la richiesta della Procura, sia nei confronti dei due pregiudicati gelesi che per quanto attiene la condotta del Pauselli (quest’ultimo già condannato per ratto a fine di libidine continuato in concorso ed atti di libidine violenti) e della Cecconi, attesa la risolutezza con cui hanno richiesto l’intervento di malavitosi siciliani per ottenere con violenza e minaccia l’adempimento di una pretesa prestazione patrimoniale. Se Cecconi e Pauselli la misura cautelare degli arresti domiciliari è stata ritenuta adeguata, nei confronti dei due soggetti gelesi, Cannizzo e Faldelli, autori materiali delle gravissime azioni delittuose poste in essere, è stata ritenuta necessaria l’applicazione della custodia in carcere, non solo per i precedenti penali a loro carico, ma per il fondato convincimento che essi siano dediti abitualmente a tale attività illecita, da cui traggono sostentamento, ritenendo, altresì, che il fatto penale per cui è procedimento non è un episodio isolato bensì un modus vivendi.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Modica, dal Procuratore Francesco Puleio,  dal Questore di Ragusa Giuseppe Gammino, e dal dirigente del Commissariato di Modica, Maria Antonietta Malandrino.

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