MARTEDI’ A RAGUSA UN GRANDE EVENTO CON LA PARTECIPAZIONE DEL DELEGATO REGIONALE PER LA PASTORALE DELLA SALUTE L’ARCIVESCOVO DI AGRIGENTO MONSIGNOR MONTENEGRO ALLA TAVOLA ROTONDA SU “DALLA CURA AL PRENDERSI CURA”

Con l’avvento della medicina scientifica, la cura del malato tende ad essere sempre più affidata alla tecnica, mentre si affievolisce l’attenzione al malato nella sua totalità. C’è la cura, ma non il prendersi cura. Ecco perché, nell’ambito delle iniziative legate al “Natale di solidarietà 2012”, l’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute ha promosso, per martedì 18 dicembre, un evento di grande respiro con la presenza di un ospite straordinario. Sarà infatti a Ragusa l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, delegato regionale per la Pastorale della salute, che parteciperà, con inizio alle 16, ad una tavola rotonda, in programma al teatro “Don Bosco” dei Salesiani, sul tema “Dalla cura al prendersi cura”. L’iniziativa, che sarà aperta alla cittadinanza, che potrà avere così l’opportunità di ascoltare dal vivo le parole di un testimone delle problematiche del nostro tempo come mons. Montenegro, vedrà la partecipazione di Gianni Di Giacomo, presidente della Società italiana di medicina generale, di Maria Concetta Noto, vice direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute, e di don Antonino Aprile, salesiano, parroco della chiesa Santa Maria Ausiliatrice di Ragusa, da sempre molto attento alle esigenze dei malati. Ci saranno anche i ragazzi volontari dell’Ufficio diocesano.
Ad introdurre i lavori don Giorgio Occhipinti, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute. “Da alcuni anni, nella pratica riguardante l’assistenza dei malati, ma anche in quella relativa al rapporto tra le persone – dice don Occhipinti – si parla dell’importanza di operare il passaggio dalla cura al prendersi cura. Si tratta di un movimento spirituale che trova la sua origine in una visione dell’uomo più attenta a tutte le dimensioni del suo essere. Chi è impegnato nella Pastorale della salute non può ignorare questo argomento, che lo riguarda da vicino. Ma a che cosa ci si riferisce quando si parla di curare e di prendersi cura? La parola cura si riferisce alla rimozione della causa di un disturbo o di una malattia, all’interruzione radicale e al sovvertimento del decorso naturale della malattia. Da questo punto di vista, la cura dà al paziente l’opportunità di ripristinare lo stesso stato di salute goduto prima dell’insorgere della malattia, se non uno addirittura migliore. L’espressione prendersi cura, invece, esprime il coinvolgimento personale dell’operatore sanitario con la persona che soffre, coinvolgimento che si esprime attraverso la compassione, la premura, l’incoraggiamento e il sostegno emotivo”.
Don Occhipinti aggiunge: “Secondo uno storico della medicina, un risultato non intenzionale ma inevitabile della secolarizzazione delle istituzioni sanitarie è stato quello di essere separate dalla sorgente da cui nasce la compassione. Non è per caso che la compassione, a parte manifestazioni individuali, è assente dalla moderna medicina. Eppure essa è una qualità pienamente compatibile con la medicina scientifica e con il progresso della tecnologia. La compassione è il desiderio di trattare l’ammalato non solo in maniera medica competente e professionale, ma anche con amore e tenerezza essendo egli un essere umano degno di grande valore, che porta l’immagine di Dio. Ne deriva la responsabilità da parte degli operatori pastorali di offrire il loro contributo affinché tra le motivazioni che inducono a passare dalla cura al prendersi cura siano messe in debito risalto quelle di ordine spirituale. Se vissuta positivamente, infatti, l’esperienza del soffrire suscita nello spirito di chi accompagna il malato atteggiamenti di comprensione, partecipazione e compassione che gli consentono di avvicinarsi a quanti soffrono, offrendo loro un aiuto efficace”. Dopo la tavola rotonda, alle 18, nella parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, mons. Montenegro presiederà una celebrazione eucaristica caratterizzata dalla partecipazione di medici, operatori sanitari e associazioni di volontariato sanitario e parrocchiale.

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