NON RUBARE! La riflessione di Ballarò

Domenica anche il Santo Padre ha sentito la necessità di ricordare l’osservanza del settimo comandamento soprattutto ai detentori del potere. Un richiamo forte ai tanti politici che continuano ad appropriarsi del denaro pubblico non perché abbiano dimenticato uno dei dieci comandamenti, bensì perché sanno di vivere in un Paese nel quale tra lentezze della Giustizia, diversi gradi di giudizio, stratagemmi dei difensori degli imputati, si finisce molto spesso con lo scontare una pena non commisurata alla gravità del reato commesso.
E quello che non lascia presagire nulla di buono per l’Italia non è solo la presenza di tanti delinquenti all’interno della politica e delle Istituzioni, perché anche nei decenni passati non sono mancati personaggi che attraverso lo strumento delle tangenti hanno creato danni economici e rischi all’incolumità dei cittadini, vittime di opere pubbliche realizzate al peggio e che in alcuni casi hanno provocato autentici disastri, quanto l’atteggiamento di coloro che avrebbero l’onere di isolarli ed invece si esercitano a trovare le soluzioni perché costoro rimangano ai loro posti, divenendo nei fatti loro complici, così come dimostra l’iter parlamentare sulla legge anticorruzione che tra distinguo per i diversi reati e condanne che non superano un certo limite, di fatto lasciano tutti ai propri posti.
Una buona politica non dovrebbe prendere le distanze da chi si rivela un furfante ? Credo nessuno abbia dubbi su questo, ma il fatto che si tenda a minimizzare i gravi reati commessi da alcuni di loro, induce a pensare che anche gli altri, ancorchè non indagati, non abbiano le coscienze completamente pulite. E dunque, tra ipocrite affermazioni di garantismo, tra vincoli d’amicizia che non consentono il doveroso comportamento di chi rappresenta le Istituzioni, finiamo col ritrovarci le stesse facce negli stessi posti, malgrado le loro malefatte. Alla fine anche il Papa rimarrà inascoltato.

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