Modica. Camera del Lavoro e Cgil sul Piano di riequilibrio di cui all’art. 3 della D.L. n. 174/2012 convertito in legge n. 237/2012.

L’Amministrazione comunale sta lavorando per redigere il Piano di riequilibrio finanziario che il Consiglio comunale, con propria deliberazione, ha ritenuto di voler avviare nella seduta consiliare del 29 ottobre scorso, per scongiurare, innanzitutto, la dichiarazione del dissesto, scelta funesta per la citta, optando per l’adozione della nuova procedura prevista dal Decreto-legge n. 174 /2012, che consente di riassettare, entro 10 anni, i bilanci degli enti locali che presentano squilibri finanziari non facilmente assoggettabili alle normali procedure con cui solitamente si pone riparo alla necessità di garantire gli equilibri di bilancio.

Nel premettere che la norma appena pubblicata eleva da cinque a 10 anni il periodo nel corso del quale dovrà essere riportato in equilibrio finanziario il bilancio del Comune di Modica e nel precisare che, sulla base dei dati che via via affiorano, il debito dell’Ente ammonterebbe a circa 30.000.000 euro da spalmare in 10 anni al fine di concretizzare l’obiettivo del risanamento finanziario, appare per la Cgil  politicamente necessario che l’Amministrazione e la maggioranza elaborino una univoca posizione pubblica, evitando, fatto rilevantissimo, il rischio che vengano diffuse notizie poco obiettive che si riverberano negativamente sulla città, creando inopinatamente preoccupazione e panico, senza che ve ne sia motivo e condizioni.

L’Amministrazione, che in questi anni ha abbattuto, senza ricorrere a misure draconiane,del 50% il debito ereditato al suo insediamento, ha oggi l’obbligo politico e di direzione di contenere al minimo le possibili interpretazioni apocalittiche su un percorso amministrativo, quale è appunto il riequilibrio finanziario, che, grazie ai dati finanziari di cui si è in possesso, è ragionevole perseguire con comportamenti politici improntati alla serenità e al serio confronto con i soggetti da coinvolgere e soprattutto senza stressare la città e le persone.
La Cgil ha pubblicamente affermato, senza tema di essere smentita, quando altri manifestavano posizioni differenti e differenziate, la propria posizione di favorevole accoglimento del percorso del riequilibrio finanziario e ha inteso considerare come comportamento di grande responsabilità politico- amministrativa e cittadina la scelta della Giunta e della maggioranza consiliare di fare ricorso alla procedura della Legge Salva-Enti quale misura di risanamento adeguata al contesto finanziario dell’Ente.

“Ora però – dicono il Segretario della Camera del Lavoro, Piero Pisana, e il Segretario confederale, Salvatore Terranova – è tempo per una concreta predisposizione del piano. Va detto da subito che va evitato il riproporsi di modalità di gestione dei fatti finanziari secondo l’impianto politico-gestionale adottato nel 2008. Appare opportuno oggi rammentare che, se allora fossero state fatte le scelte che il nostro sindacato propose in direzione di un lungimirante dosaggio di alcuni fattori del bilancio, oggi l’ente non sarebbe nelle condizioni finanziarie in ragione delle quali occorre intervenire e di certo non sarebbe nelle necessità di sottoporsi alla vigilanza della Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti locali e della Corte dei Conti. Va aperta una nuova interlocuzione che metta come punto centrale la capacità di costruire il Piano con un approccio alle problematiche, su cui si dovrà intervenire, che sia obiettivo, libero da posizioni pre-costituite.
Si rende indispensabile il franco confronto sui dati, evitando di far diventare assoluto il paradigma di fondo che vuole informare l’azione dell’Amministrazione in ordine alla necessità di una stesura credibile del Piano.
Ebbene, nel corso delle riunioni tenutesi nei giorni scorsi, per la verità riunioni di mera delineazione di linee di intervento alquanto generiche, siffatto paradigma ha fatto capolino in modo chiaro. Si tratta di un approccio che è solo parzialmente condivisibile. Esso è imperniato prevalentemente su interventi che ricadono sul personale, o meglio sembra che l’orientamento cui voglia ricorrere l’Amministrazione per mettere in sicurezza il bilancio dell’ente abbia come scelta principale la riduzione del costo del personale, come se i debiti accumulati dal Comune derivassero dal fatto che esistono i dipendenti comunali.
Ancora una volta si vuole partire da un errore. E’ facile dimostrare come il costo del personale sia diminuito considerevolmente negli ultimi 4-5 anni e che diminuirà pesantemente nel triennio 2013-2015, come va precisato che i punti di maggiore criticità sono da rinvenire altrove, su aspetti del bilancio lasciati lì, senza che mai vi si sia intervenuti sopra.
E’ tempo per un nuovo percorso che l’Amministrazione deve saper tracciare. Partendo dalla necessità di creare un contesto adatto alla serena discussione. Senza il quale il rischio che potrebbe cristalizzarsi è di perpetuare errori su errori, danneggiando la città e il suo territorio.
Preliminare a tutto è il ruolo-cardine che dovrà essere incarnato dal Sindaco, che rappresenta il punto massimo di credibilità rispetto ai percorsi che saranno posti in essere e perché rappresenta la figura istituzionale principale con cui addivenire ad una efficace sintesi, nel rispetto delle parti che compongono il bilancio ma anche rispettando complessivamente la condizione delle persone in carne ed ossa.

Per entrare nel merito dei fatti che caratterizzano il bilancio del Comune preme fare presente che la Cgil chiede formalmente al Sindaco di aprire il confronto sulle più importanti poste di spesa su cui l’Amministrazione ha intenzione di effettuare pesanti tagli e sugli aspetti che attengono ad altrettante ed importanti poste di entrate.
– Questione personale: si registra da diversi anni una graduale ma consistente riduzione del costo, che poteva essere ancora maggiore se non fosse intervenuta la nuova legge sulle pensioni (legge Fornero) che ha mantenuto in servizio un elevato numero di dipendenti che già avevano maturato i requisiti per andare in pensione con le norme preesistenti alla legge Fornero.
Ciò nonostante, va precisato che nel 2012 sono andate 24 persone in pensione e se verrà promulgato il DPCM di attuazione della legge n. 135/2012 (spending rewiev) nel biennio 2013-2014 saranno 39 le unità che verranno collocate a riposo.
Comunque, al di là di questo, sarebbe buona prassi che l’Amministrazione si munisse di un programma per conoscere l’entità dei pensionamenti che si verificheranno nel prossimo quinquennio, piuttosto di prevedere già dal 2013 un taglio di circa 3milioni di euro, operando un taglio che prefigura lacrime e sangue.
– Questione SPM: anche qui ci sono stati negli ultimi 4-5 anni e ci saranno anche nel proseguo economie importanti. Su questo versante occorrerebbe un disposizione all’ascolto che finora è stato difficile riuscire ad ottenere e che non potrà essere garantita neanche in seguito, forse per le posizioni pregiudiziali di alcuni componenti della Giunta.
Qui è nelle cose ottenere economie agendo sia sui costi del contratti di affidamento dei servizi alla società partecipata sia calibrando in maniera sapiente alcune misure di sostegno al reddito quale strumento di accompagnamento alla pensione. Almeno 10-13 unità potrebbero beneficiare di tali misure senza arrecare loro danni di natura economica.

– Questione Servizi sociali: grande problema nel problema. Occorrerebbe un attento studio su quali servizi sono richiesti dal territorio piuttosto che mantenere l’invalsa prassi di perpetuare i soliti servizi. Quello dei servizi sociali è un settore sul quale la Cgil vuole un momento di confronto. Si può garantire un Welfare locale adeguato ai bisogni della cittadinanza riuscendo anche a contenerne la spesa.

– Questione Entrate: alla stregua del 2008, la cgil vuole la possibilità del confronto perché intende farsi promotrice di una proposta in ordine all’incremento certo delle entrate, punto debole dei precedenti anni, in cui si è fatto poco per accrescerle.
Appare opportuno precisare il lavoro non più differibile sui residui attivi (acqua e tarsu) che superano 30 milioni di euro. Viene precisato che una prima importante entrata rispetto al 2012 sarà costituita dall’incameramento totale dell’IMU nel 2013. Tale entrata dovrebbe valere almeno 2,5- 3 milioni.

– Questione Spesa corrente: è il punto cardine e costituisce la connotazione negativa dei bilanci degli anni precedenti. E’ possibile ridurne l’entità, però effettuandone la contrazione in un quadro di sostenibilità sociale. Anche qui la cgil vuole rappresentare il proprio punto di vista.

– Questione alienazione Immobili: alla luce del fatto che il riequilibrio potrà essere ottenuto in dieci anni, sembrerebbe secondario la necessità di promuovere l’alienazione dei beni immobili. Tuttavia, al fine di supportare un costante flusso di cassa soprattutto nel biennio 2013-2014, (cioè gli anni in cui si verificherà la insufficienza di liquidità rispetto alla durata del piano) bisognerebbe portare in porto la vendita di alcuni immobili, per mettere in entrata nuove risorse, almeno un paio di milioni di euro.

Al fine di esperire concretamente la possibilità di un confronto costruttivo nel merito del Piano di riequilibrio, la scrivente chiede al Sindaco di fissare un incontro, con l’Amministrazione e i capigruppo delle forze politiche consiliari che hanno votato favorevolmente per la procedura del riequilibrio.

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