Modica, la Giunta comunale ha approvato il Piano di Riequilibrio

Stamani la giunta municipale di Modica ha approvato il piano di riequilibrio che dovrà, adesso, passare al vaglio del consiglio comunale. L’esecutivo cittadino ha fatto gli straordinari. Si è, infatti, riunito nel giorno di Natale sia di mattina che di pomeriggio. Poi ancora oggi. Poco dopo le 13 sindaco e assessori, insieme al vice segretario comunale, Giuseppe Puglisi, sono usciti con il documento approvato. Pare che le conseguenze peggiori le patiranno, sul fronte del personale, i contrattisti così come potrebbero essere soppresse le società partecipate.
Il consigliere comunale di Sel, poche ore prima, aveva espresso preoccupazione sui ritardi accumulati dall’Amministrazione Comunale in ordine alla predisposizione degli atti relativi al Piano di riequilibrio finanziario del Comune. “Dopo quasi due mesi dal voto del Consiglio di adesione al Piano e a ridosso della scadenza del 30 dicembre – aveva detto – termine ultimo per l’approvazione del Piano, il Consiglio Comunale, girando a vuoto, non è stato ancora messo nelle condizioni di discutere e deliberare.
Dopo avere denunciato, spesso inascoltati, in tutti questi anni i limiti e le criticità di una situazione finanziaria oggi rivelatasi fuori controllo, senza che nessuno lo richiedesse, abbiamo ritenuto il 31 ottobre nell’interesse della nostra città di votare favorevolmente per l’adesione al Piano ed evitare il dissesto. Siamo stati fino ad ora presenti a tutte le sedute del Consiglio Comunale. Ma nessuno si illuda che il senso di responsabilità dimostrato fino ad oggi ci debba costringere all’ultimo minuto utile di accogliere acriticamente un qualsiasi piano, magari costellato di tagli indiscriminati e irrazionali.
In assenza di indicazioni nazionali specifiche sulla redazione del Piano, riteniamo che il riequilibrio finanziario, da concordare con le forze sociali e da potere spalmare in dieci anni, debba essere caratterizzato da un rigore nella indicazione delle misure finalizzate al rientro dal debito accumulato, accompagnato da quella necessaria elasticità che, con tutte le variabili ipotizzabili nel medio e lungo periodo, eviti di scaricare gli effetti più negativi, sia sui cittadini che sul personale diretto e indiretto del Comune, nei primi anni del Piano.
Non vogliamo avere la pretesa di insegnare niente a nessuno e siamo perfettamente consapevoli che la costruzione del Piano non è un fatto semplice, né si possono fare miracoli. Se non altro, come consiglieri comunali, abbiamo il dovere di provare ad approvarlo.
La prima condizione che può rendere credibile il Piano di fronte alla Corte dei Conti, secondo il nostro punto di vista, è quella di prevedere una azione tesa ad un incremento delle riscossioni, al fine di evitare la permanente crisi di liquidità, basata su un effettivo e non illusorio recupero dei residui attivi, i crediti del Comune, soprattutto in materia di acqua e di tarsu, con la costituzione di una vera e propria permanente task force.
Auspichiamo un Piano che metta al riparo in modo definitivo i conti del Comune attraverso un sapiente equilibrio tra un eventuale e graduale aumento di aliquote dei tributi locali ed una riduzione di spese, senza un insopportabile aggravio sui cittadini e sul personale, diretto ed indiretto del Comune, salvaguardando le fasce più deboli della popolazione e dei lavoratori.
L’Amministrazione Comunale deve sforzarsi, anche se in un tempo ormai limitato, di impostare e sottoporre al Consiglio Comunale un Piano che tenga in debito conto la naturale riduzione del numero del personale per i pensionamenti nell’arco dei prossimi dieci anni, il ricorso agli ammortizzatori sociali per i dipendenti delle società partecipate, oltre ad un incremento inevitabile di entrate che potranno derivare da una costante e non propagandistica o superficiale lotta all’evasione, nonché da un uso più produttivo dei locali di proprietà comunale, a partire dall’ex Palazzo delle Poste.
Solo dopo avere tradotto in obiettivi e in numeri effettivi questi elementi, si potrà, di concerto con le organizzazioni sindacali, esaminare le eventuali e necessarie riduzioni di quelle spese che possono incidere sulla vita dei lavoratori e delle fasce deboli”.

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