Nel giorno del varo del bilancio di previsione, Rosario Crocetta afferma: “Per la tabella H abbiamo previsto zero euro. Questo non significa che non incoraggeremo le organizzazioni culturali, o di assistenza. Si agirà però attraverso la presentazione dei progetti ai singoli dipartimenti. Finora è stato il Parlamento a decidere la distribuzione, senza alcuna istruttoria. È legittimo che il Parlamento preveda un fondo destinato a queste attività, ma non può decidere quanto vada distribuito alle singole organizzazioni. Capitoli specifici nel bilancio, invece, saranno previsti – precisa Crocetta – per alcuni istituti. Ad esempio, quello per i ciechi: si prevede la compartecipazione della Regione, trasformando un contributo episodico in un sostegno stabile”.
Con queste parole Crocetta comincia a mettere ordine su quella tabella, la tabella H, che tanto aveva favorito Associazioni, e Fondazioni, alcune anche di spessore, che, però, possono sempre essere coadiuvate, insieme alle altre, concorrrendo a bandi pubblici, trasparenti, degli Assessorati, dei Dipartimenti della Regione, secondo criteri ben stabiliti, e concordati. Quindi, niente clientelismi, niente privilegi: non sarà la politica, e l’Ars a gestire i fondi ma si mette in atto la pari dignità delle Fondazioni, delle Associazioni, secondo il loro operato nel territorio. Crediamo che questa sia una decisione equa, che invita gli operatori culturali, la cultura, il sociale ad avere più fiducia nelle Istituzioni, che, fra l’altro, paga anche il contribuente. Potrebbe avvenire che gli Assessorati, che sono espressione anche della politica, diventeranno il luogo dove i politici facciano clientela, quindi il problema sarebbe solo di facciata, ma se criteri, bandi ,stabiliscono le regole, questo non dovrebbe avvenire. Ci auguriamo, almeno, che non avvenga!|
Tagli agli sprechi sono stati messi in atto, nella sanità, solo che ha un reddito superore a 50.000 euro, dovrà pagare, dai 10 ai 50 euro al giorno, ai dirigenti stipendi diminuiti, una pianificazione coerente, equa, che porterà ad un miliardo di euro di risparmio: non è poco. Una razionalizzazione ,in breve, che porterà entrate, e non solo uscite.
Lo stato sociale, la povertà sono al centro delle sue dichiarazioni, che vogliono togliere i privilegi ai monopoli informatici della Regione, ad esempio, che costano molto, ed aiutare chi ha più bisogno. Si abbassano gli stipendi dei dirigenti del 20%, ma la Cisl interviene. I consulenti esterni vengono mandati a casa.
Sono stati trovati i fondi per la compartecipazione europea, che porterà 6 miliardi di euro. Una boccata di ossigeno? Speriamo, però, che la Regione non blocchi le iniziative, e le idee con bandi farraginosi, e complicati:vedremo!
Quaranta milioni andranno al Comune di Messina, che ha presentato un progetto credibile. Quella che alcuni chiamano Rivoluzione, sembra essere un’amministrazione equa, legale, necessaria, e condivisa.
Per quanto riguarda le spese dell’Ars, Crocetta afferma ”Non abbiamo toccato i fondi perchè avremmo aperto un conflitto istituzionale col parlamento – – confidiamo nel presidente Ardizzone- Presidente dell’Ars- che si e’ impegnato a ridurre le spese dell’Ars”.Ardizzone prevede un taglio di 170 milione di spesa.
”Ammontano a 8,3 milioni i tagli previsti per ridurre i costi dell’Assemblea regionale siciliana nel bilancio di previsione 2013, intendiamo tagli alla politica.. La sforbiciata più consistente e’ sui trasferimenti ai gruppi (meno 4,8 milioni) e le spese per i dipendenti, con una decurtazione di 1,4 milioni. Un altro milione e 300 mila euro sarà tagliato per la previdenza e l’assistenza per i deputati in carica e cessati dal mandato. Non vengono risparmiate neppure le competenze dei parlamentari, (meno 455 mila euro).”(Ansa)
Quella che alcuni chiamano Rivoluzione, sembra essere un’amministrazione equa, legale, necessaria, e condivisa, almeno dalla gente. La seduta dell’Ars, dopo una sospensione di due ore, si aggiorna al 30 dicembre. Di notte, è passato l’esercizio provvisorio, anche conil salva precari, tra critiche, e condivisioni, in cui non ci addentreremo.