Partorì il feto già morto. Modica, al processo è l’ora dei periti di parte

ospedale maggioreConvocati i periti di parte per contrabbattere le conclusioni del consulente tecnico d’Ufficio, Vincenzo Coco, nel processo contro tre medici dell’Ospedale Maggiore, accusati di una presunta interruzione colposa della gravidanza. Imputati sono Francesca S., 47 anni, modicana, medico di turno nella divisione di Ostetrica del “Maggiore”, difesa dall’avvocato Rinaldo Occhipinti, Emanuele A, 64 anni, modicano, e Antonio S., 53 anni, di Rosolini, difesi dagli avvocati Mario Caruso e Giovanni Giuca, medici responsabili della sala parto, i quali, secondo il Ctu , non avrebbero eseguito il monitoraggio della paziente a regola d’arte. I periti nominati della difesa dovranno smentire queste conclusioni che farebbero emergere imperizia poiché, ha detto Coco nelle sue conclusioni, se si fosse intervenuto entro le 13 con il parto cesareo, non ci sarebbero state le complicazioni poi sopravvenute. Per l’escussione dei consulenti di parte il Tribunale ha fissato un’udienza al prossimo 24 aprile. La vittima, I.D., una donna trentenne aveva denunciato che dopo la lettura del tracciato sarebbe stata rimandata a casa e avrebbe anche avuto assicurazioni su possibili eventuali rischi, La coppia modicana è costituita parte civile con gli avvocati Giovanni Favaccio e Bartolo Iacono. La giovane donna era alla quarantunesima settimana. Secondo l’accusa il medico di turno non avrebbe individuato la presenza del cordone nucale, omettendo, quindi, di diagnosticare tempestivamente la pericolosità del quadro clinico che si era venuto a determinare durante la gravidanza. Gli altri due imputati, sempre secondo il pubblico ministero, non avrebbero rilevato la sofferenza ipossica fetale da stenosi serrata in assenza di segnali cardiaci alle 15,30 del 4 marzo 2009, attendendo, invece, il parto spontaneo. Un quarto d’ora dopo, la donna partorì il feto già morto.

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