La campagna elettorale per le politiche sta cominciando a diventare più infuocata, e nonostante, si dice, siano scomparse le nomenclature “destra, centro e sinistra”, puntualmente, invece, ritornano come non mai, al punto che Casini attacca Vendola e gli rimprovera di usare “un frasario politico di stampo marxista-leninista”, e Bersani rimprovera l’uso di una “doppia morale”.
Ma davvero “essere di destra, di centro o di sinistra non fa più differenza”? Certamente a livello di ruberie, di scandali,di corruzione non fa differenza perché tutto ciò, pur se a livelli diversi, è presente dovunque, ma a livello di visione di società, di economia, di valori delle differenze sussistono. In altre parole, le ideologie non sono cadute. I candidati Premier e capi coalizione Bersani, Monti, Berlusconi e Ingroia sono infatti portatori di ideologie: tutti e quattro, infatti, portano nella loro campagna elettorale “un sistema di credenze e di valori, che – come dice il grande filosofo di sinistra Noberto Bobbio – viene utilizzato nella lotta politica per influire sul comportamento delle masse, per orientarle in una direzione piuttosto che in un’altra, per ottenere il consenso, e infine per fondare la legittimità del potere”. Dunque, secondo questa definizione, tutti i candidati a Premier e le loro coalizioni sono accomunati da quattro elementi: hanno credenze e valori, cercano di influenzare le masse, ricercano il consenso e aspirano al potere. Ma,chiaramente, le differenze tra loro sono parecchie e notevoli, anche opposte e alternative, come diversa, per alcuni, e compromessa per altri, è la credibilità di ognuno, e come diverse sono le loro filosofie di pensiero quando parlano di economia, di lavoro, di società, di finanza, di mercato, di Europa, di diritti, di valori, di etica, di scuola, di salute e di legalità. Non è possibile soffermarci su tutto, ma su qualche aspetto desidero fare qualche osservazione.
L’ideologia della destra liberale che si è incarnata nel berlusconismo e nei grandi potentati economico-finanziari, punta sull’idea che il benessere sociale si può ottenere soltanto lasciando la più ampia libertà alle facoltà creative dei singoli individui e delle libere associazioni ritenendo importanti , sul piano economico, la proprietà privata e l’iniziativa privata. Lo Stato non deve quindi limitare le istituzioni private con riforme, programmazioni, formazione di industrie pubbliche, né tanto meno pensare a patrimoniali di tipo vessativo.
L’ideologia della sinistra italiana presenta tre facce: quella “radicalista o massimalista” e quella “riformista”: la prima è quella di Vendola e di Ingroia, la seconda di Bersani. Nella carta d’intenti di Bersani, approvata anche da SEL, c’è sicuramente una visione economico-finanziaria e sociale diversa da quella della destra. Vi si legge: “Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari…. Non possiamo consentire né che si continui con l’arbitrio della condotta di aziende che discriminano i lavoratori, né che ci sia una rappresentanza sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui contratti”.
La sinistra italiana ritiene che “non si esce dalla crisi se chi ha di più non è chiamato a dare di più… I ‘nuovi poveri’, per altro, continuano ad assistere allo scandalo di rendite o emolumenti cresciuti a livelli indecenti, a ricchezze e proprietà smodate che si sottraggono a qualunque vincolo di solidarietà. A tutto questo – si legge ancora nella carta d’intenti di Bersani – bisogna finalmente mettere un argine… Per noi salute, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non deve esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese..”
E il centro? Sta un po’ qua e un po’ là. Monti, Fini e Casini(questi ultimi sempre in continuo riciclaggio) hanno infatti sottoscritto l’idea montiana che è giunto il tempo di superare i vecchi schemi della politica del Novecento. Quando però il centro mette sul tappeto “temi etici sensibili” come il valore della vita, l’eutanasia, il testamento biologico, l’omosessualità, la famiglia, le coppie di fatto, ecco che emergono molte differenze, perché c’è chi, come i cattolici, dà alla persona un valore di assoluta centralità, e chi lo sacrifica per finalità considerate più alte e significative; c’è chi dell’economia fa il fine ultimo della società per cui determina un divario tra ricchi e poveri e chi ritiene che l’economia debba essere soltanto un mezzo per tutti di miglioramento della qualità della vita. Insomma è sul piano delle risposte a queste domande di valore che le culture politiche di destra, di centro e di sinistra ritornano come non mai.
Dunque è sempre questione di prospettiva ideologica, anche quando si continua ad affermare che non esiste più una destra, un centro e una sinistra. E ognuno, quando a febbraio andrà al voto, se ci andrà, direttamente o indirettamente risentirà di queste prospettive!
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…………..DI DIRETTORE. ELEZIONI E IDEOLOGIE POLITICHE: DESTRA, CENTRO E SINISTRA ESISTONO, ALTRO CHE SCOMPARSI!
- Gennaio 14, 2013
- 10:06 pm
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