In manette il terzo uomo del commando che lo scorso mese di maggio aveva sequestrato e picchiato un imprenditore modicano e un suo collaboratore. Il Gip del Tribunale di Modica, su richiesta della Procura, ha emesso ulteriore misura cautelare nei confronti di Nunzio Alabiso, 34 anni, originario di Gela ma residente in Provincia di Parma, già noto alle forze dell’Ordine per i suoi pregiudizi di Polizia. Personale del Commissariato di Modica, unitamente ai colleghi di Gela, hanno eseguito nel centro nisseno la misura cautelare, applicando nei confronti dell’uomo gli arresti domiciliari.
Il fatto:
Personale del Commissariato di Modica riceveva lo scorso maggio la denuncia di un noto imprenditore modicano che unitamente ad un suo dipendente era rimasto vittima di una violenta aggressione fisica. I due, feriti al volto, sanguinanti e in stato di shock nei pressi della chiesa di S. Luca in Modica, ove erano stati lasciati dai loro aggressori, nell’immediatezza dei fatti, riferivano agli investigatori di essere stati contattati telefonicamente da uno sconosciuto con il quale avevano fissato un appuntamento di lavoro nei pressi del Bar Fucsia.
Narravano che sul luogo convenuto per l’incontro, con sorpresa, si erano presentati quattro energumeni che, con atteggiamento violento ed aggressivo, li avevano prima malmenati e, immediatamente dopo, costretti a salire a bordo di una autovettura contro la loro volontà, minacciandoli allo scopo di impedirgli di usare il telefono per chiedere aiuto.
I due affermavano di essere stati condotti in luogo isolato e nuovamente percossi. Solo dopo apprendevano dai loro sequestratori che l’incontro era finalizzato a risolvere “ la questione Pauselli”. Nel corso della conversazione, infatti, veniva preteso il pagamento di una somma di 8.500 euro per conto di altre persone, esibendo uno scontrino. L’imprenditore narrava che i malviventi pretendevano con minacce, anche di morte (“ la prossima volta ti spariamo”) il pagamentodi detta somma di denaro a corresponsione di un contenzioso che lo stesso imprenditore, a dire di costoro, aveva con la ditta “Pauselli” di Città di Castello, in relazione all’acquisto di macchinari per lavori edili – stradali.
La P.O. chiariva che uno dei malviventi, dopo averlo minacciato e percosso, lo aveva messo in contatto telefonico, in vivavoce, con il creditore Sandro Pauselli e, subito dopo, con la moglie Alida Cecconi al fine di meglio chiarire la vicenda. Quest’ultima, alla richiesta di conoscere i motivi per cui gli erano state mandate “quelle persone”, faceva riferimento alla fattura di una “carotatrice” commissionata nel 2002 alla ditta di cui è titolare il Pauselli.
Le vittime precisavano che i coniugi, seppur avevano evitato di dare ulteriori chiarimenti al telefono, troncando bruscamente la comunicazione, sicuramente nella volontà di non esporsi, erano chiaramente a conoscenza dei metodi utilizzati al fine di ottenere la somma pretesa. Ciò si desume anche dalle parole profferite da uno degli odierni arrestati che, dopo aver messo in comunicazione telefonica le vittime con i mandanti, proprio alla Cecconi chiedeva: “signora, che facciamo? noi il lavoro lo abbiamo fatto, o paga lei o pagano loro”. L’episodio delittuoso si concludeva con ulteriori minacce a non rivolgersi alla Polizia per denunciare i fatti e con il conseguente immediato ricorso delle vittime al locale nosocomio, ove venivano refertati per le gravi lesioni subite. A tal proposito entrambi riportavano ferite lacero contuse ed in particolare una delle vittime subiva la frattura del setto nasale con successivo intervento chirurgico. Va doverosamente evidenziato che, nonostante le minacce a non rivolgersi alla Polizia, proprio il coraggio mostrato dalle vittime nel denunciare tempestivamente i reati, ha consentito alla Polizia di Stato di avviare tempestivamente le indagini che hanno portato all’arresto, in data odierna, di quattro soggetti.
Più precisamente, le indagini avevano scaturigine proprio dall’approfondimento dei contatti telefonici con cui i malviventi avevano fissato l’appuntamento con le vittime. Tali contatti erano stati effettuati con una utenza telefonica in uso a Vincenzo Cannizzo, di 34 anni, pregiudicato, residente a Gela, il quale, verosimilmente, aveva agito spavaldamente nella convinzione che le minacce e le lesioni inferte avrebbero impedito alle vittime di ricorrere alla Polizia per timore di ripercussioni:”adesso abbassate la testa e… la prossima volta ti spariamo….non parlate con nessuno di quello che è successo oggi”.
Le intercettazioni disposte dalla Procura della Repubblica di Modica ed effettuate dalla Polizia Giudiziaria, consentivano di individuare proprio l’auto usata per compiere i reati di cui si è detto, una Lancia Musa, intestata alla moglie del Cannizzo, mentre lo studio attento dei tabulati telefonici e dei contatti con terze persone, consentiva di individuare altro soggetto che ebbe a partecipare “alla spedizione punitiva”.L’attività investigativa mediante approfondimento dei dati forniti dalle compagnie telefoniche consentiva oltre che l’identificazione di Angelo Daniele Faldelli, 47 anni, pluripregiudicato gelese, anche di dimostrare la presenza di entrambi i soggetti, e quindi delle relative utenze, nel territorio modicano proprio il giorno indicato dalle vittime. Sulla base di tali risultanze la Polizia sottoponeva le vittime a riconoscimento fotografico, confermando le ipotesi investigative a carico di entrambi, Cannizzo e Faldelli, riconosciuti per due degli autori materiali dei gravi reati di cui erano rimasti vittime lo scorso Maggio. Per i fatti sopra narrati, risulta evidente come il mandato conferito dal Pauselli e dalla Cecconi nonché la condotta posta in essere in esecuzione dello stesso mandato avessero lo specifico obiettivo di costringere la vittima a corrispondere l’importo di 8.500 Euro, facendo ricorso alla violenza ed alle minacce, privando le vittime della libertà personale. Pertanto, viste le risultanze dell’attività di indagine, la Procura della Repubblica di Modica, attesa la natura dei reati commessi (sequestro di persona e tentata estorsione) e le efferate modalità della condotta (sfociate nelle lesioni personali) ha richiesto ed ottenuto l’emissione di idonee Misure Cautelari, atteso il pericolo che gli odierni indagati possano commettere altri gravi delitti con mezzi di violenza personale ovvero della stessa specie di quelli per cui si procede.
Il Gip. ha quindi ritenuto fondata la richiesta della Procura, sia nei confronti dei due pregiudicati gelesi che per quanto attiene la condotta del Pauselli (quest’ultimo già condannato per ratto a fine di libidine continuato in concorso ed atti di libidine violenti) e della Cecconi, attesa la risolutezza con cui hanno richiesto l’intervento di terzi siciliani per ottenere con violenza e minaccia l’adempimento di una pretesa prestazione patrimoniale.Se in un primo momento il Gip per questi ultimi (Cecconi e Pauselli) aveva ritenuto idonea la misura cautelare degli arresti domiciliari mentre, nei confronti dei due soggetti gelesi (Cannizzo e Faldelli) autori materiali delle gravissime azioni delittuose poste in essere, aveva disposto l’applicazione della custodia in carcere, successivamente al loro arresto -avvenuto lo scorso 7 dicembre 2012- ed a seguito dell’interrogatorio di garanzia, ha mutato la citata misura in arresti domiciliari.
Successivamente all’arresto, le ulteriori indagini sviluppate dal Commissariato, su delega dell’A.G., consentivano di addivenire alla compiuta identificazione anche di un altro soggetto, Nunzio Alabiso per l’appunto, che aveva partecipato all’azione delittuosa.
Più precisamente alabiso, unitamente al Cannizzo ed al Faldelli, per conto di Pauselli e Cecconi, con i quali era in “affari” per il recupero del credito, giungeva a Modica allo scopo di recuperare la somma vantata, usando i metodi sopra descritti consistiti in minacce e violenza recando alla vittima gravi lesioni personali. I chiari indizi raccolti a carico di quest’ultimo, giunto da Parma a Modica per risolvere “la questione Pauselli”, consentivano