Operazione antidroga con 41 indagati, eseguita dai carabinieri. Arrestate 22 persone tra Palermo, Monreale, Partinico e Vittoria.
OPERAZIONE “NIKLA”
Il 15 gennaio, in Palermo, Monreale, Partinico e Vittoria, circa 150 Carabinieri della Compagnia di Monreale e delle Compagnie competenti per territorio, a conclusione di una mirata e prolungata attività investigativa condotta dal Nucleo Operativo, convenzionalmente denominata “Nikla” e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Procuratore Aggiunto Maurizio Scalia e Sostituto Procuratore Diana Russo), hanno indagato 41 soggetti, eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 2 agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, emesse il 10 gennaio scorso dal Tribunale di Palermo – Sezione Gip, Luigi Petrucci.
L’attività investigativa, durata un anno e mezzo e scaturita da indagini pregresse iniziate nell’ottobre 2008, che avevano già comportato la precedente esecuzione di altre 11 misure restrittive, ha permesso di:
− individuare una rete di fornitori, pusher e fiancheggiatori dello spaccio di stupefacenti, in prevalenza del tipo hashish, operanti su Palermo;
− far luce su alcuni canali di approvvigionamento di stupefacenti tra il capoluogo e i più grossi centri della provincia (Monreale e Partinico);
− far luce su alcuni canali di approvvigionamento tra il capoluogo ed il resto dell’isola, con particolare riferimento alle province di Ragusa e Trapani, identificando 3 spacciatori extracomunitari usi acquistare grosse partite di stupefacente a Palermo da smerciare in loco;
− sequestrare nel complesso 50 chili ca. di hashish e 120 gr. di cocaina;
− arrestare in flagranza del reato di detenzione di stupefacenti, nel corso dell’attività, 28 soggetti, deferirne 6 in stato di libertà e segnalarne 21 alla Prefettura quali assuntori, la maggior parte dei quali acquirenti o corrieri per gli spacciatori indagati.
2. GENESI DELL’INDAGINE
Con l’obiettivo di troncare i canali di rifornimento di stupefacenti verso il centro normanno, il Nucleo Operativo di Monreale ha operato partendo dall’identificazione dei piccoli spacciatori della giurisdizione e, seguendone i movimenti, giungendo man mano ai loro principali fornitori; è stato così possibile sviluppare non solo i rapporti insistenti tra monrealesi e palermitani, ma soprattutto tra questi ultimi e gli spacciatori della provincia e in altre province dell’isola. L’attività d’indagine, cha ha portato ad indagare 41 persone, tra cui i 22 destinatari di misure coercitive, origina quindi da 3 distinte attività incentrate su 3 differenti gruppi di spacciatori, facenti rispettivamente capo alle zone di Uditore, via Perpignano e Zisa.
3. DI MAGGIO Andrea
E proprio dal gruppo di via Perpignano gli investigatori sono giunti ad identificare quello da loro indicato come il personaggio più importante nell’attività d’indagine svolta: Di Maggio Andrea, già noto poiché indagato dall’Arma di Cefalù per traffico e spaccio di stupefacenti ed al centro di una fitta e ramificata rete di contatti in tutta la Sicilia, che lo ponevano nelle condizioni di rifornire numerosi spacciatori di medio livello non solo nel Palermitano ma anche nel Trapanese e nel Ragusano, con cessioni nell’ordine in media di 5 kg (i riscontri operati dai Carabinieri infatti hanno portato a sequestri nel minimo di 800 gr. e nel massimo di 10 KG. di stupefacente). Il Di Maggio, che da molti suoi clienti veniva affettuosamente chiamato “Lo Zio” , ha dunque permesso di fare luce su molti soggetti disoccupati e completamente dediti allo spaccio di stupefacenti quale loro unica fonte di reddito fisso.
4. L’impiego dei corrieri
Peculiari le modalità organizzative: affiancato da alcuni collaboratori affidabili (tra i quali D’ANNA Girolamo, OROFINO Fabio, FEDERICO Francesco, DAINOTTI Nicola) il Di Maggio si avvaleva di un ampio giro di fiancheggiatori a cui faceva effettuare il trasporto di stupefacenti e la consegna ai clienti che l’acquistavano nelle varie parti della Sicilia. In alcuni casi i giovani, convinti ad assumersi i rischi derivanti da tali viaggi, erano già in obbligo con lui o con altri spacciatori per debiti pregressi o si prestavano semplicemente per guadagnare piccole somme.
Tali accorgimenti, che dimostrano la scaltrezza del Di Maggio, e la gestione professionale degli affari condotti, hanno tra l’altro necessitato l’adozione di dispositivi estremamente rapidi da parte degli investigatori, spesso costretti a pedinamenti in autostrada per bloccare in itinere i corrieri.
Il Di Maggio, infatti, era uso recarsi dai suoi clienti per ritirare il corrispettivo, prima o dopo la cessione, senza portare con sé la droga proprio per evitare ogni possibile esposizione personale: in sostanza il cliente pagava sulla fiducia nel suo fornitore abituale, dopo di che il Di Maggio, servendosi dei giovani reclutati di volta in volta, organizzava le sue trasferte facendo da apripista con la propria autovettura a quelle dei corrieri che trasportavano lo stupefacente.
Da ciò l’esigenza dei Carabinieri di studiare specificamente il percorso che riuscivano ad intuire e di predisporre i pedinamenti i maniera tale da frapporsi tra le due autovetture in zone dove riuscivano ad isolare il corriere d’occasione dal Di Maggio: molto utili in questa fase i lavori protrattisi nella seconda metà del 2010 all’altezza dello svincolo di Buonfornello sulla Palermo – Catania, che consentivano di superare il corriere e, imbottigliatolo tra due autovetture, di costringerlo a rallentare; problematico a volte trovare i punti dove agire in assoluta sicurezza per gli utenti della strada e che hanno portato gli operatori in alcune circostanze a bloccare i corrieri partiti da Palermo quasi a ridosso della Provincia di Caltanissetta, in zona Scillato, come nei primi mesi del 2011. Accurate inoltre le scelte imprenditoriali: avendo conosciuto i suoi clienti maghrebini tramite il DAINOTTI Nicola, già arrestato insieme a lui dalla Compagnia di Cefalù, il Di Maggio, intuita l’importanza di quel canale, aveva estromesso il DAINOTTI e, a sua insaputa, contattava direttamente gli extracomunitari concordano le cessioni: in questo modo i maghrebini evitavano un ricarico sullo stupefacente di circa 600 euro al chilo, mentre il Di Maggio acquisiva direttamente clienti affidabili nei pagamenti e costanti nella loro richiesta.
Maghrebini che, a loro volta, rivendevano a clienti non solo locali ma anche delle provincie limitrofe.
5. I maghrebini
Il Di maggio, in realtà, aveva mutuato la pratica dei corrieri dai maghrebini del Ragusano, soliti invece avvalersi più frequentemente di loro concittadini in condizioni di indigenza ed in qualche caso anche di italiani: identico comunque il fine, ovvero quello di sottrarsi alle eventuali conseguenze penali del trasporto perdendo, se del caso un carico, ma senza rovinare il fruttuoso traffico.
Precisi inoltre gli accordi commerciali: il rischio del viaggio era infatti esclusivamente a carico degli acquirenti, per cui anche in caso di sequestri il pagamento avvenuto non veniva restituito; ove l’acquirente non disponesse di corrieri, il DI Maggio si prestava, a fronte di un ulteriore surplus sul prezzo di vendita a fornire anche questo servizio, fermo restando il rischio a carico dell’acquirente. In qualche caso i viaggi dei corrieri avvenivano anche in autobus.
Maghrebini che, comunque vantavano una serie di contatti anche alternativi al Di Maggio, come ad esempio il DI PASQUALE Fabio.
Professionisti in grado, grazie ai proficui introiti, di garantire in certi casi persino la tutela legale ai loro gregari, come le grandi imprese o articolazioni pubbliche: come emerso dalle intercettazioni un’indagata, separata, dopo l’arresto in flagranza, fu contattata dal BEDOUI e, lamentando le preoccupazioni circa l’eventuale perdita dell’affidamento della figlia minore, ottenne che il tunisino si facesse carico delle spese legali.
Anche i maghrebini facevano dello spaccio il sostentamento loro e dei loro nuclei familiari altrove nel mondo: come ben emerge dal caso di BEDOUI Mohamed, che inviava costantemente denaro ai figli che vivevano a Milano con la moglie separata.
6. La Famiglia
Peculiare poi la vicenda della famiglia PEZZINO-MATTINA-RUSSO di Partinico: si tratta infatti di un nucleo familiare allargato, composto da MATTINA Benedetto, oltre che dai figli di primo letto di sua moglie, PEZZINO Antonino e PEZZINO Nancy, dal marito di quest’ultima RUSSO Fedele Danilo, tutti residenti a Partinico in appartamenti nello stesso stabile di case popolari di Partinico, e di RUSSO Rossella sorella del Fedele.
I familiari, tutti disoccupati, vivevano infatti esclusivamente del provento delle loro attività di spaccio e tutti, a vario titolo, erano coinvolti quando c’era da recarsi a da acquistare o quando si doveva procedere allo smercio dello stupefacente, che avveniva letteralmente in house. I loro appartamenti si trasformavano infatti in punti vendita di quanto acquistato dal Di Maggio, dallo SFERRUGGIA e da COMITO, identificati quali loro fornitori. Le loro abitazioni, per la particolare ubicazione, offrivano infatti ogni garanzia di sicurezza: dalle case popolari riuscivano infatti ad osservare i movimenti in uscita delle pattuglie di Partinico, allertandosi di conseguenza.
Tra i rischi del mestiere, in un’occasione, la moglie del MATTINA, ingoiata una dose di cocaina per nasconderla ai Carabinieri che l’avevano fermata, ne uscì nei giorni successivi in preda alle convulsioni, come per telefono testimoniava la figlia Nancy Pezzino al telefono, commentando l’episodio con SFERRUGGIA al quale, nello stessa sera dell’arresto della madre, peraltro maledicendo la sfortuna della loro famiglia nel momento in cui lei era rimasta l’ultima in libertà, richiedeva una nuova fornitura in vece di quella andata persa con la madre.
Dall’individuazione di questa famiglia gli investigatori sono risaliti ad altri due pusher di rango: COMITO e SFERRUGGIA. Se infatti con il Di Maggio trattavano esclusivamente hashish, con questi ultimi si allargavano anche alla cocaina, offrendo in casa un ventaglio di prodotti più ampio agli acquirenti.
ARRESTATI
1. CAROLLO Federico, nato a Palermo il 11.08.73, ivi res. via Buscemi n. 7;
2. CASCINO Giuseppe, nato a Palermo il 07.11.1984, ivi res. via Cabrera n. 8;
3. RUSSO Rossella, nata a Palermo il 16.08.1983, ivi res. via Spedalieri n. 69;
4. FEDERICO Francesco, nato a Palermo il 26.09.1961, ivi res. Coro Pisani n. 274;
5. OROFINO Fabio, nato a Palermo il 22.12.1986, ivi res. Largo Vincenzo Vitali n. 11;
6. QUATTROCCHI Antonina, nata a Palermo il 30.03.1974, ivi res. Largo Medaglie d’Oro n. 4;
7. CORDOVA Benito, nato a il 03.06.1977 a Palermo, ivi res. via Campo Mariano n. 26;
8. COMITO Fabio, nato a Palermo il 27.01.1979, ivi res. vicolo Pietà a Palazzo Reale n. 39;
9. DAINOTTI Nicola, nato a Palermo il 27.12.1951, ivi res. via Casalini n. 256;
10. DI PASQUALE Fabio, nato a Palermo il 15.10.1972, ivi res. via D’Ondes Reggio n. 8/a;
11. PRIMIZIO Enthony, nato a Palermo il 07.12.1989, res. Monreale via Circonvallazione n. 67;
12. SFERRUGGIA Carmelo, nato a Palermo il 02.02.1980, ivi res. vicolo S. Antonio Piazza Tedeschi n. 18;
13. DI MAGGIO Andrea, nato a Palermo il 04.12.1959, in atto detenuto;
14. RUSSO Fedele, nato a Palermo il 16.08.1983, in atto detenuto;
15. D’ANNA Girolamo, nato a Palermo il 10.10.1973, in atto detenuto;
16. TESTA Matteo, nato a Palermo il 29.08.1984, in atto detenuto;
17. MATTINA Benedetto, nato a Partinico il 26.12.1978, ivi res. via E. Setti Carraro n. 275;
18. PEZZINO Antonino, nato a Partinico l 12.03.1981, ivi res. via del Giglio n. 44;
19. PEZZINO Nancy, nato a Partinico il 09.01.1987, ivi res. via Emanuela Setti Carraro n. 6;
20. BEDOUI Mohamed Hedi, nato a Mahdia (Tunisia) il 21.10.1965, in atto detenuto;
21. MANSOUR Mouez, nato a Monastir (Tunisia) il 05.12.1982 già dimorante in Acate (RG) contrada Macconi snc;
22. CHEIK Hochine, nato in Algeria il 18.05.1983, già dimorante in Vittoria P. Umberto n. 202.