Mi piace, oggi, affrontare in questa pagina e nelle successive ad essa correlate, una delle prescrizioni usuali e frequentemente richiesti negli ambulatori dei medici di medicina generale: gli esami di laboratorio.
E’ bene, però, dire che lo scopo delle informazioni fornite e che si ricaveranno dall’articolo non è di indurre a una lettura «fai da te» (inutile e persino potenzialmente pericolosa) dei parametri che si possono trovare sul referto del laboratorio, ma piuttosto di creare una base culturale per capirsi meglio col medico, e prepararsi, eventualmente, a fargli le domande giuste.
Ovviamente, capire e interpretare gli esami di laboratorio è compito solo del medico. I valori dei test ematici, infatti, molto raramente dicono qualcosa di significativo se considerati singolarmente. Possono dare indicazioni attendibili solo se letti nel loro insieme e interpretati in base alle caratteristiche della persona per la quale il medico le ha richieste.
Fatta questa breve premessa, per semplificare la lettura, ritengo utile suddividere gli esami che più frequentemente vengono prescritti, definiamoli di routine, in riferimento all’apparato o organo da indagare.
Esami per il rene : azotemia e creatininemia.
L’azotemia misura la concentrazione di azoto non proteico nel sangue, cioè la concentrazione di urea nel sangue. L’urea è un composto di scarto che deriva dalla degradazione delle proteine. È prodotta dal fegato e rilasciata nel sangue, per poi essere filtrata dai reni ed eliminata con le urine. L’azotemia indica quindi la funzionalità dei reni. Valori diversi da quelli di riferimento segnalano un’imperfetta depurazione del sangue da parte dei reni. Infatti l’azotemia aumenta se il fegato produce più urea o se i reni ne filtrano meno. Anche altre condizioni possono far aumentare l’azotemia: una dieta ricca di proteine, il digiuno, alcune malattie infettive gravi ,la cirrosi, la gotta, le emorragie intestinali.
La creatininemia misura la concentrazione della creatinina nel sangue. La creatinina è un prodotto di scarto che deriva dal muscolo e viene riversato nel sangue. Viene filtrata dai reni e poi eliminata dal corpo attraverso le urine. Per questo la creatinina è usata come indice della funzionalità renale: infatti se i suoi livelli nel sangue aumentano, significa che i reni non riescono a farla passare nelle urine e quindi non svolgono bene il loro lavoro. Un aumento della creatinina nel sangue rispetto ai valori normali indica soprattutto malattie a carico dei reni come: insufficienza renale, infezioni batteriche, ingrossamento o danno dei vasi renali, malattie della prostata, calcoli renali e un ridotto flusso di sangue ai reni dovuto a scompenso cardiaco, arteriosclerosi o diabete. Anche altre condizioni possono produrre aumenti della creatinina nel sangue: poliartrite, una dieta ricca di proteine, eccessi sportivi, ingestione di creatina esogena con la dieta, traumi muscolari, ipertiroidismo.
Esami per il fegato: transaminasi ( GOT e GPT ), fosfatasi alcalina, gammaGT, bilirubina.
Le transaminasi sono enzimi, cioè sostanze proteiche, che si trovano soprattutto nelle cellule del fegato. I loro livelli nel sangue sono utili per valutare il corretto funzionamento del fegato, ma possono anche riflettere lo stato di salute del cuore e dell’apparato scheletrico. Negli esami di routine si misurano: la transaminasi ALT (o GPT), che riguarda soprattutto il fegato, e la transaminasi AST (o GOT), che riguarda invece il cuore e lo scheletro. Vengono prescritti per valutare la funzionalità epatica e per determinare la presenza di una malattia del fegato. Valori superiori a quelli normali possono essere determinati da disturbi epatici come steatosi epatica (fegato «grasso»), epatiti, ittero ostruttivo e, nei casi più gravi, condizioni come cirrosi o metastasi epatiche. delle vie biliari.
Il gammaGt, o gamma glutamil transpeptidasi, è un enzima che si trova soprattutto nel fegato e che di norma è presente nel sangue a livelli molto bassi. In presenza di un danno epatico, però, la quota di GGT nel sangue aumenta. In particolare, GGT è considerato l’enzima epatico più sensibile per rilevare problemi a carico dei dotti biliari (i canali che consentono il passaggio della bile dal fegato all’intestino, dove contribuisce alla digestione dei grassi). Il GGT è utilizzato anche nel caso di un sospetto abuso di alcol: infatti, esso risulta aumentato nei bevitori cronici. Anche Il fumo da sigaretta può far aumentare il GGT.
La fosfatasi alcalina è un enzima presente in diversi tessuti del corpo. In particolare, essa si trova nelle ossa e nelle cellule del fegato che formano i dotti biliari (i canalicoli che trasportano la bile all’intestino dove è necessaria per la digestione dei grassi). L’esame è usato per evidenziare malattie del fegato (soprattutto delle vie biliari) e delle ossa, per seguirne la progressione o per valutare l’efficacia di un eventuale trattamento terapeutico. Se gli altri esami di funzionalità epatica, come bilirubina e transaminasi (AST e ALT), sono elevati, AlPh può indicare una malattia del fegato, soprattutto a carico dei dotti biliari. Quando invece insieme a AlPh aumentano anche calcio e fosfato, è più probabile che il disturbo riguardi l’apparato scheletrico.
La bilirubina si forma dalla degradazione dell´ emoglobina, molecola presente nel globulo rosso . Al termine del loro ciclo vitale, i globuli rossi vengono rimossi dal sangue e degradati nella milza. L’emoglobina viene riversata nel sangue in forma libera legata alle albumine plasmatiche e inviata al fegato sotto forma di bilirubina indiretta. Per eliminare la bilirubina attraverso l´ intestino, il fegato deve prima coniugarla (ossia legarla) a una sostanza che la rende solubile nella bile: l´ acido glucuronico trasforma la bilirubina indiretta in bilirubina diretta. La bilirubina diretta, secreta dal fegato, è immessa nella cistifellea da dove poi arriva nell´ intestino dove viene eliminata con le feci. In generale la presenza abnorme di bilirubina nel circolo sanguigno e la sua conseguente diffusione nei tessuti è la causa dell´ ittero. Le cause possono essere imputate a un´ elevata distruzione dei globuli rossi , disturbi del fegato o un diminuito deflusso della bile. Quindi la misurazione della bilirubina fornisce molteplici informazioni sia sulla presenza di una eccessiva distruzione dei globuli rossi,che, sul funzionamento del fegato e sulla capacità delle vie biliari di espellere la bile.
Continua…….
Gli esami di laboratorio….prima parte. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla
- Gennaio 16, 2013
- 11:49 pm
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